CAPITOLO ZERO
PREMESSA – MISTICANZA e INDIGESTIONE

Avviso ai naviganti

Di seguito, trovate il tradizionale Ufo-report fotografico dedicato alla Milano Design Week e creato dal team UFO.ADV per la famiglia allargata di clienti e amici.

Immagini e riflessioni sono una fresca misticanza di primavera: salone e fuori salone sono stati camminati, commentati e fotografati “al volo” da un variegato staff dell’agenzia, tra cui scafati professionisti dell’interior design (stylist e 3d artist) art director ma anche rodati tuttologi. Tutti, grandi e piccini, hanno dato un contributo. Ci premuriamo infine di ribadire che queste sono le nostre impressioni personali e informali, ci scusiamo per eventuali errori, omissioni o contenuti indigesti

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CAPITOLO 1
ANTI-PASTO: CHI CE LO HA FATTO FARE?

MONDI CONNESSI (E SPOILERATI)

Il tema 2025 per chi non lo sapesse era “mondi connessi” (nel 2024 fu materia e natura).

Nel salone più digital di ogni tempo, ogni cosa è stata spoilerata in anticipo sui social, privando il visitatore del piacere di scoprire e dell’effetto wow. E’ il progresso, ma l’esperienza “live” del fuorisalone ne esce impoverita. E in giro tutti guardano più lo smartphone che la realtà.

Forse abbiamo svoltato e la parte più importante dell’audience diventa quella digitale (si parla di 660 k utenti unici, 4 milioni di pagine, vs 350 k visitatori fisici), Il ritorno per gli investimenti delle aziende presenti viene anche – o soprattutto – da qui.

Appartamento spagnolo
Università Statale

BULIMIA FUORISALONE

Il censimento del fuorisalone registra oltre 1600 “eventi” in 10-15 zone diverse. Arredamento, tecnologia, moda, automotive, alimenti e beni di consumo. Design ma anche show e intrattenimento di vario livello.

L’evento è di massa, il pubblico della city è eterogeneo: dalla generazione Z ai pensionati. Tanti stranieri design-addicted (e innamorati della città). Molte code anche in location secondarie, è quasi impossibile nella classica giornata-fuorisalone girare per farsi un’idea. Per molte installazioni serve la prenotazione fissando giorno e ora. Per gli addetti ai lavori è indispensabile decidere cosa vedere, programmare e organizzarsi con anticipo sapendo che certe location comportano tempi impegnativi e anche le prenotazioni vanno presto sold out.

MISSION IMPOSSIBLE

A detta di molti, quest’anno si è varcata la soglia di allarme nella “usabilità” del fuorisalone.

In una sorta di guerrilla-selfie, greggi variegate si ammassavano nelle location indicate dagli innumerevoli reel che spoileravano (o riciclavano) i luoghi must-see, a cura di influencer veri e improvvisati.

Tra questi, qualche caso di digital-flop: situazioni segnalate come “imperdibili” da fonti anche autorevoli, che dopo improba coda si rivelavano perdibili, con conseguenti improperi per la perdita di tempo.

DELIRIUM GADGET

I gadget omaggio hanno scatenato deliri psicotici, catalizzando audience da stadio indipendentemente da design e installazioni. Mezza giornata di coda davanti a un apecar per un vasetto di plastica firmato o un burrocacao. Lo sgabello di Etro è l’ipo-teosi: prenotazioni sold-out una settimana prima, via a farsi un giorno di coda per l’oggetto del desiderio, da rivendere su vinted a 250 euri, se qualcuno lo compra. Per il brand un hype esagerato.

Mai andare a caso

DRESS CODE

Le tribù variopinte del fuorisalone si esprimono attraverso un proprio dress code. Orientali design-lovers con outfit stile art-attack. Mitteleuropei in tenuta da trekking urbano. Aspiranti instagrammer di tutte le taglie intasavano gli spot “carini” con ripetute self-photo-session vestiti da matrimonio. Maledizioni  e risolini dalla folla in attesa. Americani sfidanti del meteo in look da agosto a Formentera. Pensionati casual in gita culturale ( con auto- foto di gruppo). Architetti vestiti da Architetto. Perfino le scolaresche da materna con gilet sponsorizzato ad alta visibilità. E ovunque, centinaia di bodyguard e Qr-code girls in nero, con look e palpebra da nightlife: a tutti un plauso per la pazienza e gentilezza inossidabili.

SALONE IN PESO FORMA

Mentre la città esondava di appassionati, il Salone di Rho ha fatto 300.000 persone e 2100 espositori (68% esteri, in testa Cina, poi Germania e Spagna). Rispetto al 2024 sono 70.000 in meno, ma è l’anno di Euroluce, che attira meno di Eurocucina, ci dobbiamo paragonare al 2023 e siamo in linea.

L’ingresso a pagamento con tariffe da concerto di Lady Gaga e la distanza dal centro tengono lontani curiosi e turisti, preservando accettabili modalità di fruizione. Se l’obiettivo è farti un’idea delle tendenze, dei materiali, delle novità e di come si muove il settore, ce la puoi fare senza ammattire.

Arper

CAPITOLO 2
PIATTO UNICO: DESIGN E ARREDO  

INTUIRE LE TENDENZE

Per il fuorisalone, gli addetti ai lavori – tra cui stylist e 3d artist del nostro staff – hanno patito l’assenza di quei progetti manifesto (Dimore, StudioPepe) che offrivano visioni creative libere da vincoli commerciali, molto apprezzate perché aprivano ipotesi e prospettive sulle linee di evoluzione dello stile e del concetto di abitare.

Come dicevamo, se ti interessa l’evoluzione nel mondo dell’arredo e nel design, alla fine è più produttivo il salone, specie se hai un solo giorno. Il fuorisalone è enormemente dispersivo, si può contare sulle importanti show room e flagship store concentrati in Brera-Durini e su qualche installazione in ambito design e arredamento, facendo attenzione a non impantanarsi nei tratturi percorsi dalle greggi di insta-pecorelle, dove si rischia di piantarsi compromettendo la tabella di marcia.

Tra le situazioni viste e fotografate dal nostro team, di seguito proviamo a fare una sommaria sintesi tematica.

Meridiani Salone

FORME

In generale le forme sono arrotondate e lineari, disegnando atmosfere rassicuranti e confortevoli, in pratica i brand confermano quanto visto negli ultimi anni. La caratterizzazione nasce più dagli accenti cromatici.

Morbide forme per divani e sedute, angoli arrotondati e smussati per console e librerie, talvolta un tantino più geometriche, tavoli con le ormai classiche forme curvilinee e allungate, ma anche tondi. L’alta gamma si avvale del meglio dei materiali naturali e autentici, marmo-pelle-legno-tessuto combinando fascino del materiale, comfort e linee impeccabili.

Fuori dal coro, alcuni brand propongono linee che si rivolgono a utenti con gusti differenti. Una collezione di Faye Toogood per Tacchini si ispira alle forme tondeggianti del pane e burro (al salone e nello store) uno dei pochi che non riedita qualcosa dei venerati Maestri.

COLORI

Rispetto al 2024 si percepisce una maggiore libertà, smarcandosi dal dominio di tonalità neutre verso cromie e accenti più variati. Come base si resta nella comfort-zone dei toni chiari e naturali, panna, avorio, greige chiaro ma la combo delle palette diventa più caratterizzata, aggiungendo terracotta, ocra e marrone.

Negli allestimenti talvolta si accendono spazi di carattere, dominati da cromie blu-ottanio oppure bordeaux o amaranto a rimarcare lusso eleganza o sensualità (Cassina, Elle Decor).  Alcuni allestimenti aggiungono colorazioni pastello attenuate, azzurrino, cipria, rosa, lilla (appartamento spagnolo).

MATERIALI

 

VETRO. In grande spolvero, soprattutto per tavoli e tavolini, con lavorazioni artigianali (Cassina, Gervasoni) per grandi tavoli imponenti ma visivamente leggeri. Anche per le cucine (Lago) opaco e serigrafato sul retro e classicamente come sostegno per letti, tavoli e arredi che sembrano fluttuare. Vetro anche nei vasi e complementi di Hermes alla pelota.

LEGNO. rigorosamente massello, arrotondato e ricavato dal pieno per sedie e console e naturalmente tavoli, tutto con finiture materiche, a volte con solcature evidenti. tante tonalità schiarite che danno una sensazione iper-naturale, ma grande presenza anche di colori medi o scuri. Legno come fondale trendy negli allestimenti in fiera, in grandi pannellature senza nodi, quinte e pareti a riposo con atmosfere quasi vintage, nel color noce tendente al rosso e finiture in metallo con bordature per un gusto anni 70.

Cassina store perspectives

CERAMICA. Superfici colorate, piccoli formati, rilievi con allusioni seventies (Casa Mutina, Casa Ornella-Quintessenza, Elle Decor). Il gres porcellanato mainstream resta defilato dalle location di grido, ma presidia la sostanza nei numerosi flagship-store ceramici in zone di prestigio. Nuovi brand si aggiungono ogni anno mentre quelli affermati coltivano – pare con profitto –  la loro cerchia di contatti, con il sostegno di collaborazioni con designer di nome. Al fuorisalone non mancano le comparsate, un po’ per il gusto di esserci, ma anche sperando di agganciare qualcosa nell’oceano degli eventi. Avvistate sospette lastre effetto marmo da Cattelan e all’appartamento spagnolo. Per gli stranieri, incrociamo Mosa alla mostra olandese e una presenza molto mix di Tiles of Spain alla Statale (candele un po’ funerarie).

Tanta ceramica anche per vasi e soprammobili di complemento (un po’ ovunque) confermando forme geometriche e finiture handmade.

In mostra anche tableware e stoviglie, anzi nelle installazioni più sontuose (tipo Hermes e Louis Vuitton) ci si sbizzarrisce sovraccaricando tavolate con mise-en-place pronte a sbalordire qualsiasi commensale, fotografatissime dagli appassionati di show-cooking e cortesie per gli ospiti.

 

Un po’ di delusione ed effetto owo (il contrario di wow) per la collezione di piccole teiere handmade di Loewe, in un ambiente enorme conquistato dopo una lunga coda, location presa d’assalto perché omaggiavano una cartelletta brandizzata con tracolla. Indossate in zona Brera, funzionavano in modo diabolico come specchietto per le allodole, tra cui noi.

MARMO. Emblema dell’italica sapienza artigianale e iconissima del lusso, rigorosamente con lavorazioni da monoblocco e finiture satinate (il lucido è too much, da arricchiti). Immancabili tavoli e tavoloni (Cassina, Molteni) opachi e con lo spessore in evidenza a comprovare l’autenticità.

Tra i protagonisti del fuorisalone alcuni brand marble-born:  Margraf con Crash by Hannes Peer, installazione in zona 5 vie, L’appartamentone di Salvatori è sempre un must-see nell’ombelico del mondo a Brera. Neutra Design nel sontuoso Palazzo Visconti modella il marmo con altissima manifattura e design originale, integrandolo in arredi e divani altrettanto sontuosi. Baxter esprime il suo lusso con lavorazioni sofisticate, combinando pelle e materiali pregiati. La pietra naturale è più rara, tranne che per gli arredi da giardino.

TESSUTI

Si conferma fortissimo il bouclè, ancora più riccioloso e soffice. Tanti divani candidi, per case senza gatti, cani o bambini.  Altri tessuti sempre operati, prevalentemente a tinta unita o con leggere trame ton-sur-ton. Qualche rigato negli imbottiti outdoor. Poche le versioni decorate, da Louis Vuitton alcuni tessuti coordinati a stoviglie riprendevano grafiche e colori del futurismo.

Dedar  alla Torre Velasca ripropone tessuti d’archivio dalla manifattura elaborata. Edra si distingue per imbottiti rivestiti con tessuti brillantinati in colori vivi riferiti ad applicazioni minerali (malachite, occhio di tigre, zaffiro) in una installazione giocata su stanze monocromatiche a Palazzo Durini. Da Cassina nello store si cammina su soffici tappeti ad alto spessore con intagli simil-piastrelle (e allora a Sassuolo faremo piastrelle simil-tappeto).

PELLE

Da sola o accompagnata a tessuti (Flexform, Vuitton) per poltrone e divani, è quasi sempre in color “naturale”, talvolta intrecciata. Da Frau compare anche in sedie, cuscini decorati, cassettiere e mobili impunturati, addirittura in una collezione di pesetti fitness, oggetti da scrivania, pet-accessories. Lo store è un grande labirinto di stanze affrescate, giardini segreti e arredi per living, dining, stanza da letto, ufficio ed esterni.

ILLUMINAZIONE

E’ l’anno di Euroluce, in fiera le aziende espongono le nuove proposte.  Nelle lampade decorative – che non sempre hanno il compito di illuminare – molto vetro combinato all’acciaio spazzolato in forme minimali e architettoniche. Desaparecidos ottone e simili. In netto calo le forme a striscia o nastro. Accanto alle linee ultra-rigorose qualcuno si esprime in elementi più elaborati. Numerose le proposte di luci per esterni con un design spesso più libero e giocoso.

Tanto interesse e importanza per i moduli tecnici, che invece hanno il compito di illuminare e sono i veri strumenti del light designer. Groppi lavora sulla luce e non sulla lampada (oneoff) è la luce che crea forme e disegni grafici. Attenzione ai sagomatori che proiettano precise geometrie sulle pareti, vedi Elle Decor a Palazzo Bovara dove i riquadri esplicativi erano illuminati con un sagomatore, ma c’erano anche poligoni luminosi a caratterizzare le pareti.

CAPITOLO 3
IMPIATTAMENTO: INSTALLAZIONI E ALLESTIMENTI

ALLESTIMENTI

Si cerca il coinvolgimento del visitatore attravers una experience che renda più significativa e memorabile l’installazione: la sabbia dove camminare a piedi nudi, tappeti numerati per saltellare, colorati retro-videogame (Design Variations- Palazzo Litta) le installazioni elettroniche con cui interagire senza contatto (Google). Bianche colonne rotanti, specchi per selfie buffi e la macchinosa esperienza virtuale con visore (Università Statale). Al Salone, Paolo Sorrentino ha presentato “La dolce attesa” dove il visitatore doveva sbirciare da una feritoia.

Molto riuscite sono le situazioni dove continuamente sta succedendo qualcosa: le poltrone di ghiaccio che si scioglie (Frozen-Seiko) gli aquiloni che volano in loop (Gucci) le vele che vibrano al vento (Università Statale – Lissoni) una suonatrice d’arpa (Palazzo Litta). Strutture quasi monumentali catturano l’occhio integrandosi nella location, come l’atrio Loewe e il portale Glo senza curarsi troppo di esprimere qualche messaggio.

LE LOCATION DI CHARME

Inutile nasconderlo, in molti casi la scelta della location dà un contributo sostanziale all’impatto e alla riuscita dell’evento. Difficile immaginare la stessa cosa fuori da palazzi sontuosi, spettacolari giardini segreti (Flexform), case-museo (Anastassiades, casa Fondazione Danese) i misteriosi caveau di una ex banca (Boon Room) Chiese sconsacrate (Mondi). Ma a dirla tutta, è proprio questo il valore aggiunto di Milano che in questa continua scoperta è insuperabile: va bene così, come diceva Vasco.

CONCEPT

Voglio trovare un senso a tutto questo: tra le 1600 location, ogni “installazione” per essere tale dovrebbe avere un tema e magari esprimere un messaggio, a volte ben chiaro e sviluppato, altre molto sottile e difficile da afferrare, specie quando la nota esplicativa – di regola affidata a un lungo scritto – è confinata in un piccolo cartello od opuscoletto. E’ anche vero che una sostanziosa parte delle masse in missione per conto di Instagram non si applica più di tanto per capire: in coda si whatsappa, poi si scatta e si riparte.

Molto frequente è il richiamo ai grandi maestri e ai pezzi storici, con riedizioni, compleanni e omaggi vari. In assenza di padri nobili vanno bene anche autocelebrazioni e autocitazioni. Altrettanto “sempreverde” e buonista è il tema della sostenibilità: esortazioni generiche a salvare il pianeta, a una condotta virtuosa o testimonianza di quanto il prodotto sia eco-friendly.

CAPITOLO 4
ASSAGGI MISTI: FOTOGALLERY

Cosa abbiamo visto di bello? Per chi non ha fatto in tempo a vedere tutto, o non ci ha neanche provato, ecco una galleria di situazioni che abbiamo visitato, alcune interessanti, qualcuna speciale, altre più ordinarie. L’ordine è piuttosto casuale.

CASSINA: STAGING MODERNITY

Di un’altra categoria e con una logica contraria rispetto al mordi-e-fuggi dominante, la “mostra performativa e immersiva” di CassinaStaging Modernity” a cura di Formafantasma. è oggettivamente straordinaria.

Una colta performance (in lingua inglese) basata su tre testi di un filosofo, uno scrittore e un architetto-artista andava in replica tra danza, recitazione e canto, con performer e pubblico a posti invertiti tra stage e parterre. Allestimento e performance super.

HERMES. LA PELOTA

Completamente diversa dallo scorso anno – anche nei prodotti esposti –  un’installazione originale e di grande effetto scenico. Spazio in total white e volumi sospesi con una struttura ingegneristica sicuramente non semplice. Chapeau.

COR-NEUTRA-EDRA: LE STANZE COLORE

Quella di dedicare ogni stanza a un colore è una scelta di sicuro effetto, per scandire la visita e rendere impattante l’allestimento. Quest’anno è stata interpretata in diverse location. (Cor, home is where heart is in Brera, Neutra-Monochrome affinity a Palazzo Visconti, Edra-Palazzo Durini)

CASA ORNELLA

L’appartamento personale della designer Maria Vittoria Paggini ogni anno cambia volto, per il 2025 il tema era mediterraneo – andamento lento. In posizione defilata, bisogna proprio andarci apposta (e prenotati) con un pubblico di estimatori – intenditori. L’atmosfera è familiare, ti offrono un sorriso e il caffè fatto con la moka. Nell’atrio, ti accoglie una cassa di cipolle. Spazi ridotti iper-decorati, tante idee. Oggetti nuovi e vintage, trasformati nell’uso. Ogni micro-angolo è curato, fino all’ultimo barattolo di tonno. La sensazione è che ogni oggetto abbia una storia da raccontare. Prospettive e scorci si arricchiscono di un coro di racconti.

LOROPIANA: LA PRIMA NOTTE DI QUIETE

Memorabile anche l’allestimento Dimorestudio per Loro Piana nel cortile della Seta di via Moscova. Spazi sold-out di una casa immaginaria dove il visitatore era spettatore di una originale storia senza personaggi, sviluppata attraverso audio parlato, luci, rumori, vento e vera pioggia. Ambienti allestiti con pezzi nuovi e classici rivestiti con tessuti Loro Piana.

DEDAR ALLA TORRE VELASCA

Il fascino di una location simbolo dell’architettura anni ’50-60, da poco riportata al massimo splendore avvolge di un’allure speciale l’evento di Dedar, che riproponeva 5 tessuti iconici creati da Anni Albers tra il 1936 e il ‘74, con video, macchinari, arredi e memorabilia. Panorami indimenticabili.

FLEXFORM AL CHIOSTRO S.ANGELO

Arredi da esterno e location in una fusione incantevole. Spazi multilivello che offrivano tanti scorci e punti di vista interessanti. Verde spettacolare, infinite composizioni assemblate con gusto e stile. Insomma, un appagante percorso di bellezza che ci ha deliziato. Per essere super, non sempre bisogna strafare.

ELLEDECOR: ALCHEMICA

Tappa obbligata per eccellenza, Palazzo Bovara come sempre rivela un consistente sforzo organizzativo e realizzativo. Quest’anno il tema proposto da P. Urquiola è Alchemica, con un concept sviluppato abbinando in modo intenso le fasi del processo alchemico (nigredo, albedo, rubedo) con il consueto percorso a stanze: bagno – cucina – living – esterno, allestite con i prodotti di numerose aziende partner. La coerenza con un concept ingombrante e il tono drammatico ha forse indebolito la parte squisitamente “estetica” di spazi scenografici, tosti ma non così bellini. Rispetto al Material Home di 12 mesi fa inevitabilmente sono meno gli spunti per colori e tendenze.

CASA MUTINA

Una riuscita retrospettiva celebra i prodotti iconici di Mutina con una galleria di mini-set in prospettiva reali e fotografati a confronto. Ingaggiante e intrigante il confronto tra realtà ed effetto ottico. Spazi di charme nella centralissima “casa” in via Cernaia,  a cui si aggiungeva l’attiguo giardino con ampi locali interrati.

APPARTAMENTO SPAGNOLO

Il ritorno dell’appartamento Spagnolo negli spazi liberty di Palazzo Castiglioni non ha l‘effetto wow del 2024.  L’effetto è oggettivamente un po’ fiacco, nonostante l’allestimento curato da un top come Calvi Brambilla. Di fatto è una rassegna di arredi made-in -Spain, solo che stavolta appare per quello che è.

Forse anche la location ha indotto a una scelta di arredi un po’ leziosi.

RASSEGNE INTERNAZIONALI

Rassegne “miscellanea” pur con investimenti e location importanti hanno la debolezza della disomogeneità dove i prodotti non dialogano tra loro. Dutch Masterly: prodotti e design olandese nel grande Palazzo Giureconsulti, tone-of-voice operativo più da fiera in tre piani e bar in terrazza vista duomo.  A Palazzo Litta creatività e contaminazione culturale da 24 paesi: Design Variations esplora il tema “Migrations”.

Rassegna di design brasiliano nel portico dell’università statale, un misto al pistacchio (tema e filo conduttore della mostra) all’interno del mega-fritto misto del chiostrone universitario.

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