Un Cersaie vivace e frizzantino, colorato e multigusto. Con più ingredienti da cucinare, le proposte si diversificano. Tante le ricette, da mettere in tavola in stand ben rifiniti e funzionali. Chi resta indietro, sta a dieta.

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CAPITOLO ZERO – PREMESSA

Uom* avvisat* (per i new readers)

Il report Ufo è un racconto informale con immagini e impressioni del nostro staff sulla Cersaie Week.

Il tono è ironico e leggero e non abbiamo nessuna pretesa di essere esaustivi e depositari della verità.

  • Ci sforziamo di essere il più possibile “neutrali” rispetto alle aziende con cui collaboriamo.
  • Ci scusiamo in anticipo se qualcuno si sentirà offeso o penalizzato in qualsiasi modo, come pure per eventuali imprecisioni.
  • Traslochiamo gli special “Cersaie dress code” e “Cersaie food experience” al blog ceramistiAnonimi.it dove troveranno la loro comfort-zone. Stay tuned!

Emozioni, commozioni e CTA

Un commosso ringraziamento a chi ci ha accolto, dissetato, sopportato nei 5 giorni e non solo: promettiamo che l’anno prossimo ci ripresenteremo. Ci siamo emozionati per gli spontanei apprezzamenti sui precedenti report e per le richieste della nuova edizione.

Livello PRO. Ci sono tante altre riflessioni, spunti e idee, se ti fa piacere scambiare due chiacchiere come approfondimento e confronto, contattaci perché fa piacere anche a noi (spoiler: questa è una CTA, cioè una call to action).

Cos’abbiamo visto di bello?

Eccoci qui. Mai come quest’anno di fronte alla domandona rituale ci siamo trovati un po’ interdetti: “cos’hai visto di bello, cosa mi consigli di vedere? (Pausa di riflessione) “…mmhh …eeehh”

Domandare è lecito, rispondere è cortesia, fare dei nomi è delazione. Il tema non ammette semplificazioni, iniziamo distinguendo tra esposizione e stand (capitolo 1-2) e prodotti (capitolo 3-4).

CAPITOLO 1 – STAND: PRAGMATISMO DI QUALITÀ

Good job, low wow

Pellegrinando tra i padiglioni centrali, gli allestimenti scorrono ben rifiniti, funzionali e arredati con cura …ma raramente c’è quel “wow” che riesce a stupire gli smaliziati visitatori a caccia di scoop.

L’ approccio è pragmatico, in fondo questa è una fiera B2B, non deve stupire i visitatori in gita turistica ma ispirare qualificati rivenditori e professionisti interessati alle superfici di “fàssia àlta”, come diciamo a Sasòl.

Message in a bottle

Dopo secoli di timidezza, il 2023 è l’anno dei messaggi stampati in fronte allo stand. A volte il claim esprime un vero concept che circoncide il layout dello stand e una filosofia del prodotto, in altri casi è un semplice espediente grafico per decorare una parete o un ambiente.

Le aziende italiane comunicano rigorosamente in inglese, le aziende straniere in Italiano maccheronico.

User-friendly

Uno studio della Bomport on Bucket University (Bomporto sulla Secchia) stabilisce che dopo mezz’ora di esposizione al Cersaie il visitatore è totalmente rintronato dalla sbronza di piastrelle. Anche per questo è apprezzabile la crescita di un approccio user-friendly dove gli assortimenti sono decodificabili dall’utente medio senza sforzo mentale: il nome della serie in evidenza, una frase che descrive la matrice ispirativa del prodotto (La pietra di Burlington o la lamiera del cavalcavia) un QR code per approfondire e memorizzare. Nelle adiacenze, il quadro di sintesi dei colori/formati. Well done.

Con poche righe si possono raccontare e valorizzare materie ed effetti. Aggiungiamo la funzionalità strategica di karaoke subliminale, per arginare eccessi di fantasia lisergica dei venditori in trance fieristica.

Dettagli che contano

L’evoluzione darwiniana dell’esposizione si palesa nel miglioramento dei dettagli, con finiture accurate e a volte sfiziose che livellano verso l’alto la normalità generale. 

Immancabili le citazioni di prodotti abbinabili e il riepilogo colori, ormai non sono più miseri quadratini appiccicati, ma almeno tondi tipo pizza (il minimo sindacale dal 2022) che oggi si evolvono in eleganti rettangoli dai bordi arrotondati o poligoni di varie fogge. Ma oggi l’abbinamento non è mai uno solo, quindi largo a sciami di mini-moodboard in ogni angolo, come le cimici in autunno. Elegantemente sagomate (Fap, Keope) inquadrettate in stile jappo (GruppoCerdisaRicchetti). Poligoni arrotondati – ma più allungati – anche per il riepilogo-colori delle lastre. Per non dire degli sfiziosi cubi di 10×10 che trasformano la superficie in un soprammobile (La Fabbrica).

Coordinati contestualizzati

A parte la citata pandemia di moodboard, se l’offerta punta su mix&match e coordinati, diventa naturale integrare nello stand scene allestite dove colori, formati e tipologie si compongono in accostamenti studiati ad arte. L’ambientazione non serve per suggerire banalmente una destinazione d’uso (ma lo fa) piuttosto per contestualizzare con realismo i coordinati (e lo fa). I setting sono animati da pochi, studiati oggetti e arredi che non prendono il sopravvento (Fap, Imola, Del Conca, Edimax, Pastorelli). Fiorelli e radi rametti secchi in vasetti multiforme sono il supertrend 2023. Più rare le scenografie che puntano all’iper-realismo (Sant’Agostino e poco più). L’idea dello stand-appartamento con living abitabile, divano e tavolo sedibili e angolini bagno-cucina è dura a morire, qua e là se ne intravedono timide tracce e vestigia.

QR code, senza code

Dopo i rigori dello scorso anno, si sono fortunatamente ammorbidite le procedure doganali di identificazione per accedere agli stand, che nel 2022 creavano assembramenti (e mitragliate selvagge di e-newsletter dal lunedì dopo). La maggioranza degli spazi è free-access, in alcuni c’è un rapido check del QR code sul badge della fiera, gestito con tablet/smartphone da eteree adolescenti, ne basta uno per tutto il gruppo di visitatori e si entra veloce.

ESG e Bcorp

In crescita sul 2022 la comunicazione in ambito “sostenibilità”, ora si parla di ESG: Environmental (ambiente), Social (società) e Governance, con un upgrade anche culturale, mentre i proclami green troppo generici non incantano più di tanto. Sempre più numerose le aziende che pubblicano il Bilancio di Sostenibilità (non è cosa leggera) o sono in roadmap per pubblicarlo. Tornando alla fiera, incontriamo le superfici con CO2 compensata (Panaria Group) e il ritorno delle piastrelle “pressate sottili” in formati classici, meno inquinanti e più adatte per ristrutturare in sovrapposizione (Gresmalt Group, Mirage). 

Anche la transizione ad azienda Bcorp (che non vuol dire onlus) non è più un caso isolato (Italgraniti in fiera, altre come Florim e Terratinta fuorifiera).

Action painting, show cooking & saxopohone

Metti qualcuno a fare qualsiasi cosa in qualsiasi stand: la gente switcha in modalità umarell-da-fiera e si mette a guardare. È un principio non scritto ma sempre valido.

Da 14a ora italiana (Abk Group) un angolo-laboratorio creava full-time decorazione in stile action painting, con tanto di vernice sempre fresca.

Da Rondine al lunedì uno street artist ha dipinto un grande e variopinto murales sulla paretona piastrellata a mattoncino. Il soggetto: rondini. L’opera abbatte l’antico tabù che considera profanazione e sacrilegio il pitturare o scarabocchiare sulle piastrelle. Da Cerasarda un mastro decoratore ha impartito lezioni di decorazione artistica su ceramica. Dopo anni di piastrel-chef, calano gli show-cooking: giusto un macarons-maker da Museum, ma in pole-position è ancora in trincea il cuoco microfonato di Abk Group, eroico stakanovista che per 5 giorni ha incessantemente spadellato sopra ai fornelli immaginari della induzione sottolastra. Chi ama l’odore di soffritto e cinghiale in umido al mattino presto (cit. Apocalypse now) ha potuto gioire, anche gli altri hanno annusato perché si passa di lì per forza.

E la tradizione si conferma anche nel saxofonista misterioso, che, con occhiale nero e cappello panama (in progressivo appassimento) ha strombazzato i timpani dei passanti e del vicinato, ancora sotto choc dal Coverings. Dopo tre o quattro fiere non si è ancora capito se la canzone è sempre la stessa, i polmoni sono certamente da maratoneta olimpico.

Ed è subito ape

Se verso sera metti un po’ di musica ed esci qualche drink, per il ceramista solitario trafitto dall’ultimo raggio di sole” è subito Ape” (cit. Salvatore Quasimodo). Sta prendendo piede la lieta usanza di concedersi a fine giornata qualche momento di convivialità, ne beneficia la fiera e l’atmosfera.

Normalmente si alza il volume (e il gomito) dopo le 17, concludendo l’ape-time nell’orario official. In alcuni casi ci sono stati i tempi supplementari, tenendo aperto il padiglione (custodito) dove ci si è scatenati in danze e trenini, con l’entusiasmo dei partecipanti a volte un po’ incontenibile. Da provare l’esperienza di uscire alle 20.40 e attraversando i corridoi deserti ti sembrano le due di notte.

CAPITOLO 2 – STAND: MINZIONI SPECIALI

È un lavoro ingrato, ma è doveroso marcare il territorio, quindi ricordiamo con una menzione un grappolo di stand che per un motivo o per l’altro ci hanno colpito. L’ordine è letteralmente casuale.

a. Italgraniti

Forse l’unico stand “architettonico”, che si fa notare per l’ampia e austera piazza in stile razionalista (cubetti marmorei allineati vagamente cimiteriali). Ben curati pure i setting delle gallerie laterali, un po’ ristrette per dare spazio all’agorà.

b. Iris Ceramica Group

Per Iris Ceramica Group, uno spazio “concept” dove a ben vedere le novità c’erano: bella e scenica la lunga parete decorata dal sapore neo-michelangiolesco (con porzioni magnetiche intercambiabili) che però risultava un po’ nascosta. Più che il concept “alto” di gruppo (The art of being…) ha fatto strike il tema “magnetico”. Innovativa la “circolarità” dello stand concepito per essere smontabile e riutilizzabile in modalità “meccano”.

c. Fondovalle

Fondovalle con il tema “a sense of peace” ha puntato sul mood Jappo. Spazi coerenti e curati tra ikebana, tavolone con kintsugi (crepatura dorata) e catering coordinato, dove i prodotti vestivano le atmosfere pacate del lifestyle nipponico.

d. Elios

La sagoma multibox-monochrome di Elios si affaccia bellavista sul corso principale, tutta rivestita in mattoncino terracotta, in varie strutture stilizzate (serie Dust). All’interno, sulla piazzetta si apre un villaggio di “casette” a nicchia, dove collezioni di tipologie molto differenti tra loro si sviluppano senza cozzare tra loro.

e. Ermesaurelia

Mentre in molti stand il ricorso ad aperture e vetrine ha frammentato l’impatto unitario, l’involucro trapuntato di ErmesAurelia ha fatto bingo: una “scatola” compatta e riconoscibile si è guadagnata da outsider il premio ADI; nell’interno, ricercati accorgimenti espositivi per prodotti soft look.

f. FAP

FAP mette in scena “welcome to colorland”, avvolgente integrazione tra concept, proposte-prodotto e layout espositivo. Cinque tipologie dialogano tra loro esplorando materie diverse, formati mini e maxi in monoporosa e gres porcellanato. Cinque setting di bagno dove altrettanti mix esprimono ciascuno un mood cromatico. Curata anche l’irrinunciabile parete-moodboard e lo spazio living.

g. 41zero42

Piacevole e luminoso nella sua semplicità, lo spazio di 41zero42 azzurro e arioso come il cielo a primavera, con la convivialità del lungo tavolone. Essenziale la presentazione di piccoli rivestimenti colorati o a rilievi travertinati. Sorprendente e rutilante la dependance della consorella Sodai, con la sua peculiare filosofia produttiva e creativa, che squadernava un caleidoscopio di colori e grafiche. Wow.

h. Novoceram

Novoceram torna a sorprendere, con un’accessoriatissima scenografia vintage-hawaiana, tra pescispada di plastica, tavole da surf e pappagalli impagliati. Uno spazio wow fantasticamente dissonante con i prodotti esposti, gradevoli ma ordinari, incluso regolare travertino. Ma hanno fatto il pieno di selfie, foto e memorabilità quindi per noi è un sì. Dissacranti le sagome di cartone “coming soon” per i formati futuribili.

i. Gruppo Romani

Menzione speciale ADI per “architetture naturali” del Gruppo Romani, valorizzato da una intrigante comunicazione social. L’ampio spazio centrale diventa il letto di un fiume modulato dalle correnti. La scenografica installazione pendente a soffitto trova riferimento in sinuosi elementi-seduta a pavimento. Attorno la consueta rassegna propositiva di prodotti.

j. Ceramica Sant’Agostino

Voti alti nel word of mouth about Sant’Agostino, ormai è una banalità, sono il secchione della classe. Schema che vince non cambia, da un lato appartamentino di set iper-realistici con pokè di prodotti, dall’altro una rigorosa galleria museale che presenta le collezioni in modo impeccabile. Niente di nouveau, ma chapeau.

k. Lea

In un layout essenziale, la disposizione delle supercollezioni Lea su grandi pareti era ariosa e creativa, quasi da installazione. Come contorno di sostanza, pareti-infografiche con informazioni tecniche.

CAPITOLO 3 – I PRODOTTI VIVACITÀ INASPETTATA

A sorpresa, dal punto di vista dei prodotti è stato un Cersaie vivace e frizzantino come non se ne vedeva da tempo. Sarà il cambiamento climatico, ma il vento pare cambiato. O così sembra, a guardare la varietà delle proposte, dei prodotti, dei formati, delle scelte di cosa mettere in evidenza.

Dietro al cambio di passo si può leggere anche un’evoluzione nei gusti del mercato, voglia di personalizzazione e di colore, emancipandosi dalla dittatura del minimalismo grigio-tortora.

Aumentano gli ingredienti da cucinare, ognuno li combina a modo suo per impiattare il proprio stand. Le proposte si moltiplicano, il menù è più variato. E dato che l’appetito vien mangiando, speriamo la pancia si sia riempita di ordini, senza nulla di indigesto.

Un piccolo ribaltone

In maniera abbastanza sorprendente, le vetrine di Cersaie 2023 vedono l’eclissi di alcune tipologie che tiranneggiavano l’anno passato (vedi il report 2022) e che oggi appaiono più timide e defilate. Tra gli ex primattori, salutiamo i wallpaper junglati e fiorati (in taglie XL o M) i marmi sgargianti in lastrone e lastrette, i cementi resinati, come anche ceppi e terrazzi.

 

L’eclissi stravolge la tradizionale morbidezza nel ciclo di vita fieristico (almeno 3-4 anni dai primi anticipatori alla retroguardia). Al netto di fuochi di paglia e imitazioni a catena “effetto trenino”, il ribaltone può essere anche una risposta ai magazzini ancora pieni della distribuzione, che nel dopo-covid ha fatto indigestione di prodotti (strapagandoli). Orientando il trend su altre tipologie, i ceramisti aggirano l’obiezione del “ce l’ho già”.

Dimensioni e muscoli non contano (più)

Si va attenuando la corsa alla tecnologia muscolare: il formato più grande, la vena passante, il super-spessorato e il superdigitale. Questa magnifica ossessione ha monopolizzato energie e strategie, con la lastra e la vena passante che per anni sono stati il mitico eldorado, tutto il resto è noia.

Ne ha sofferto l’evoluzione nel design di prodotto, che si è un po’ appiattita nella comfort-zone di proposte ricorrenti e rimbalzanti da un brand all’altro. Da qui annate di nuovi prodotti che marciavano compatti in fila per 3 col resto di 2: calacatta, cemento e cementine, ceppo di gré, wallpaper.

Big slab in panchina

Il giro di boa è particolarmente evidente sul tema “grandi lastre”: autoprodotte o prese dall’altra parte della strada, le hanno in gamma praticamente tutti. E allora, Radio Cersaie ha deciso che big slab non è più il must-have di ogni vetrina. Per i brand non specializzati, le lastre si ridimensionano al ruolo di componente nobile delle collezioni multiformato.

L’asso pigliatutto delle fiere passate è stato soppiantato da proposte variegate, che incrociano formati e materie tra colori e look meno scontati. Ovvia eccezione i brand specialisti e chi si è unito di recente al plotone dei lastrodotati, e giustamente le esibisce a petto in fuori.

Serie-contenitore

È quasi new-normal razionalizzare le gamme, creando raccolte-contenitore per tipologia (di marmi, pietre, cementi, tinte unite, wallpaper): fanno massa critica, ma soprattutto offrono grande libertà nella manutenzione in-out (metti-togli annualmente senza problemi).

Il sistema supera il vincolo delle serie tradizionali di 3-6 colori, che per partire richiedono un minimo sindacale di articoli – con inevitabili zavorre – e non sopportano potature drastiche o precoci.

Remix Extended by designer

Per alcune mega collezioni iconiche è scattato il momento di integrare e rivitalizzare. Il tagliando acquisisce spessore grazie all’intervento di designer di prestigio. Lea (decorazioni Segni su Pigmenti, con Ferruccio Laviani, papà anche della collezione-mamma). Mirage (Giulio Cappellini firma un set di decorazioni componibili a tondi e quadratini materici, per la supercollezione Glocal). Atlas Concorde (Boost Color con Piero Lissoni , molto carina l’esposizione. Decorazioni Marvel Meraviglia con Zaha Hadid Architects, un po’ in stile moschea). Poetry Colors continua la saga di Poetry House (ABK con Paola Navone).

Serie-misticanza

In decollo il format delle “raccolte misticanza” che rovescia il tradizionale assioma sassolese di serie monotematica con un look declinato in “enne” colori. Ecco invece agglomerati di prodotti eterogenei, con suggestioni materiche non necessariamente coordinate tra loro, da assemblare per comporre outfit originali e impattanti, perfetti per rappresentare individualità e lifestyle.

La tassonomia è varia, dalla collection misticanza multi-materica (tekhè di Iris) a progetti-colore sviluppati su molteplici superfici, compresi rilievi e finiture da parete (Homey di Piemme) a combo selezionate per esprimere mirati lifestyle (Imola). Tra serie sorelle o cugine, famiglie allargate e relazioni occasionali il confine è labile, ma c’è un DNA in comune. Emblematico il progetto SYN di GCR, dichiaratamente “declinato in collezioni che non vivono da sole, ma create per fondersi le une con le altre, indissolubilmente unite da una chimica ricca di affinità elettive, pensata e sviluppata come sistema all’interno di un unico ambiente”.

I maliziosi penseranno a espedienti di marketing o bluff commerciali, di sicuro è un’apertura alla libertà compositiva e alla creatività.

CAPITOLO 4 – CERSAIE IN DIECI TREND

1. Piccolo, colorato, smaltato. Small 4 all

Pioggia di rettangolini full color: è design, è materia, è colore e soprattutto è contemporaneo e piace alla gente che piace. Il formato si aggira sul 6×24, la posa verticale fa dimenticare la logica orizzontale da brick, che legava il formato a stili ormai logori: shabby, urban, industrial.

La massiccia presenza di questi rivestimenti forse farà sorgere qualche rimpianto industriale al made in Italy, che da tempo disdegna la produzione di ceramiche da rivestimento bi-mono, abbandonando il regno a spagnoli e/o turchi.

Multiuso e multimix. Con i mattoncini ci fai tutto: li abbiamo visti su pareti arrotondate, quinte, nicchie, piani lavoro, inserti. In mix multicolore o monocromatici, ma anche in abbinamenti crossover, come accento a vivacizzare lastre e grandi formati effetto pietra o cemento o addirittura marmo, perché mai come oggi le letture di questa ceramica-ceramica sono multistile, e questo è tanta roba, sperando sia solo l’inizio.

Colori-moda. Accanto agli evergreen, la scena è per i toni pastello modernizzati (salvia, zafferano, ocra, curry, denim) opachi, lucidi, ondulati, ma anche con rilievi geometrici nordic-style (Elios, Marca Corona, Piemme, 41zero42, La Fabbrica) oppure con effetti che reinventano sul colore la finitura della lava smaltata o della pietra (Tonalite)

2. Oh my darling Travertino

Uno per tutti e tutti per uno: non si ferma la proliferazione del travertino. Deduciamo che il mercato lo desidera, e lo vuole poco caratterizzato (più indicato per spazi pubblici). Chissà se travertino is the new cemento, e si consoliderà come superficie d’architettura universale, dal look naturale, delicatamente mosso e non piatto.

L’interpretazione è spesso a superficie “flat” e nei classici tre colori “soft” con (immancabili) le due versioni complementari contro/verso: Cross & vein cut (traduzione: ti tagli le vene perché vedi un altro travertino).

La vocazione architettonica è confermata dalle gamme all-inclusive: dalla lastre h270 ai classici formati medi per pav-riv, dalle superfici R11 per gli esterni allo spessorato outdoor da 20mm. Di più non si può …anzi sì, perché si aggiungono mosaici, rigatini e rigatoni.

Qua e là, si nota qualche versione più materica e sofisticata, tra rilievi cannettati, strutture e lappati-anticati (La Faenza- mood Cocoon, Coem Fioranese -Senzatempo): Oppure con pose multiformato e bordi invecchiati meccanicamente (Cerdomus Tibur).

Outsider, non travertino ma sulla stessa lunghezza d’onda, il limestone di Piemme in versione cross-cut e vein-cut, una diversificazione che prova a uscire dal branco.

3. Soft rock: pietra light

Per la legge dei corsi e ricorsi, dopo la piena di resine e cementi il mainstream di Cersaie confluisce sulla pietra, che scende nella pianura padana in mille rivoli: pietre soft dalla superficie liscia, con venature desaturate a breccia-ceppina o limestone con effetto sabbiolina. Tante micro-variazioni sul tema, anche nello stesso stand in più varianti, non troppo variate. Le interpretazioni rivisitano classici vecchi e nuovi del gres: pietra serena, brecce, limestone, ceppoidi alleggeriti ma anche Burlington (pietra inglese) pietre di Borgogna e pierre blue diventata grigia. Ha l’aria di una tendenza, forse il mercato ha voglia di un po’ più di feeling e matericità nelle superfici, mantenendo però una essenzialità poco invasiva.

4. Progressive rock

Messe un po’ all’angolo le pietre chiazzate o rocciose, il lavoro sulla materia si esprime in eleganti screziature (Crystal di Coem con realistiche venature lucide incassate), più aspra e materica la Gascoigne (sempre Coem) e G-tech di Gambini (premio ADI) valorizzata strategicamente in una dark room privè (pareti e soffitto neri) ed illuminata con astute luci radenti (alleluja). Molto bello e sorprendente l’onice tipo sabbiato (in lastra) di Del Conca, che apre un altro mondo rispetto al lucido. Per noi è un top (travertino scansati).

5. Cotto e i suoi fratelli

Il cotto si risveglia dall’oblio, diventa crudo (terra cruda). Così trova freschezza e originali espressioni materiche anche nella contaminazione con altre materie. I toni sono più luminosi e cercano il sapore della manualità (Fireclay – GruppoCerdisaRicchetti) anche nel feeling con il legno rivisitato (Trick). C’è chi espande l’esplorazione in coordinati con effetto cassamatta, colori pastello e grafismi a graniglioni (Pastorelli). Sant’Agostino (Duo) combina cotto e cemento ma soprattutto un dinamismo grafico ricchissimo di moduli decorati dal segno contemporaneo e per niente banale.

6. Wood morning

Una nuova alba, negli infiniti ritorni del legno. Al bando nodosità, macchie shabby e rusticità, il look è sobrio ma accelerando sul realismo, grazie alle applicazioni che sincronizzano grafica e rilievi. Le finiture sono ricercate con la vellutata tattilità di superfici extraopache. Il rovere la fa da padrone. Doghe extralunghe, formati-chevron e a losanga, ritorno di decori intarsiati.

7. Heavy metal

Grintosi o pacifici, i metalgres targati 2023 mostrano una personalità caratterizzata e vissuta, sottolineata da dettagli materici di nuova generazione. Cerdomus con la riproduzione di un pavimento nato da ex cartelloni elettorali in lamiera (ok anche nei colori chiari che di solito sono flop). Keope (Plate-metal glam) alza nella paretona frontale una lamiera a tratti lucida parecchio grintosa. Iper-realistica e forse provocatoria la lamiera ondulata di Flaviker.

8. Colore: must-have-gres

La linea-colore in 60x60x120 e multipli ha fatto l’upgrade, ormai è una tipologia must-have, elevandosi tra i “big-five effect” marmo, pietra, legno, cemento.

La texture è unita ma più spesso leggermente mossa tipo resina o cemento. Come palette si viaggia compatti con blu polvere, rosso (o corallo), salvia, giallino, ocra più qualche tinta “da metri” tra grigi, avorio, tortorina e beige. Cerdomus ai nastri di partenza con decori in linea stile De Chirico e altri a idrogetto stile seventies (Concrete Art). Atlas con Boost Color, Gardenia con I Pigmenti, Imola con ampio spazio pav-riv per il contenitore Retina, Rondine che scrive “think with colors” in pole-position.

9. Intelligenza artificiale, creatività naturale

Uscendo dai tradizionali paradigmi della ceramica “imitativa” e della ceramica-ceramica, qua e là si trovano diverse proposte originali e intriganti e qualche bizzarrìa provocatoria.

A fianco della creatività “naturale”, nella ricerca di nuovi segni e ispirazioni entra in gioco anche l’intelligenza artificiale: GCR si ispira all’acqua nei movimenti fluidi generati dal’ A.I di Fluids (in forma di “fiume” al centro dello stand) e all’aria e alle nuvole con Pearls. Effetti ottici in grande formato per Moirè di Fioranese – design di A. Pasinelli – che offre visioni diverse a seconda del punto di vista. Degradè cangiante per il rivestimento Iridea di Marca Corona (premio ADI) delicato e gradevole. Un rivestimento simile da Wow, in un padiglione periferico.

10. 20×20 misto-decori

AAA cercasi erede delle cementine. Il gioco delle decorazioni mix 20×20 è ancora funzionale e versatile, ma ci siamo stufati dalle cementine, riscaldate e bollite. Si cerca di attualizzare il concetto. Italian Landscape (Fioranese – design 23Bassi) ampio progetto in varie geometrie componibili e fresche. CIR – Terre dei Miti, segni stilizzati in tinte calde e materiche. Twist di Elios in chiave monocromatica, chic e contemporanea.

Grazie davvero per essere arrivato fin qui! Rinnoviamo l’invito a contattarci, se ti fa piacere commentare con noi, provare a prevedere il futuro o semplicemente scambiare due chiacchiere davanti a un caffè, nella stagione delle piogge.

Siccome I cersaie non finiscono mai, nei prossimi giorni su ceramistiAnonimi.it usciranno gli special – ancora più informali – Cersaie dress code” e “Cersaie food experience

Stay tuned! Resta tonnato!

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