Un Cersaie strano ma autentico torna a dettare i trend ceramici del mercato ceramico

Finalmente è tornato Cersaie!  Noi di UFO.ADV  teniamo fede ai nostri doveri e alle gradite richieste di chi abbiamo incontrato, quindi ecco il tradizionale Report di UFO.ADV.
Un punto di vista informale e spontaneo nato dal nostro pellegrinaggio tra i padiglioni, in questo 2021 un po’ strano e particolare ma autenticamente Cersaie.

Tempo di lettura 20 minuti

0. AVVISO AI NAVIGANTI.

A chi ci legge per la prima volta, ricordiamo che questo report è un servizio della UFO.ADV per amici e clienti (passati, presenti e futuri) dove raccontiamo in modo spontaneo e ironico le nostre personali impressioni e riflessioni su quanto abbiamo visto e sentito visitando Cersaie 2021.

Non siamo analisti economici, ingegneri e neppure influencer lifestyle trend analyst: la UFO.ADV è un’agenzia che offre servizi di comunicazione focalizzati su ceramica e interior design, fa parte del nostro lavoro tenerci aggiornati, osservando le tendenze e come sono presentati i prodotti.

Ci sforziamo di avere una prospettiva neutrale indipendente, ragionando come visitatori esterni e non parte della community porcellanata. Ci siamo imposti di non enfatizzare progetti realizzati da noi, anche per doverosa riservatezza, i nostri clienti non si devono sentire tristi o arrabbiati se non sono citati: pensiamo a loro tutti gli altri 364 giorni dell’anno.

Infine, ci scusiamo fin da ora se qualcuno si sentisse offeso in qualsiasi modo dalle parole o dalle immagini.

Approfondiamo a quattr’occhi e 2 tagliatelle.

Esiste un livello avanzato, ovviamente non potevamo scrivere tuttissimo. Ci sono tante altre riflessioni, spunti e idee. Se vuoi scambiare quattro chiacchiere come approfondimento e confronto, magari davanti a un piatto di tagliatelle, puoi contattarci alla mail qui sotto o telefonarci, sarà un piacere.

1. TILE-NT SHOW: COSA HAI VISTO DI BELLO?

1.1 CORSA ALL’ORO

Già dai primi stand siamo rimasti un po’ sorpresi dal diffuso scintillare dell’oro. Trendysticamente parlando, sarebbe un materiale ben presente nell’arredo e illuminotecnica di design, ma lì è quasi sempre opaco, rosato, schiarito mentre qui scintilla. Sospettiamo che tra i fattori scatenanti della corsa all’oro nel distretto ci siano le nuove tecnologie produttive digitali o forse anche un po’ di propositività sincronizzata da parte delle filiere del distretto.

Ecco che il tocco di Re Mida si esprime nell’oro a tutta lastra (Mirage) che diventa specchiante, ma anche nelle venature di un onice reinventato (AVA). E poi ancora texture zebreggianti e leopardizzanti (Imola) o in uno stilizzato incrocio tra marmo e foulard al vento (FAP). Oro anche nelle opulente grafiche animalier in pieno stile Roberto Cavalli (Roberto Cavalli Home – GCR).

Parte dall’oro pure la (premiata) rievocazione COEM-Fioranese della tecnica giapponese che ripara con l’oro i vasi rotti (kintsugi) ma il tipico segno materico a rilievo diventa saggiamente brunito in nome del design (quindi, Kintsugi in Tempura).

Foto 1 AVA – La Fabbrica. Foto 2-3 Coem- Fioranese Kintsugi. Foto 4 FAP – Ceramiche. Foto 5-7 IMOLA Group. Foto 8-9 Mirage. Foto 10-12 R.Cavalli – GCR. Foto 13-14 Ricchetti – Fresco. Foto 15 Tubadzin – Vena Oro. 

1.2 AFFRESCO E COLORE

Sul taccuino abbiamo segnato l’orientamento verso l’intonaco, l’affresco e le terre colorate.  Queste tipologie sono nel pool delle superfici “essenziali” che con andamento circolare si ripropongono nei corsi e ricorsi cersaistici. Gli acuti trend-setter hanno allora gioco facile nel rilevare che affresco is the new resina (che ha sostituito l’effetto tela, che nel 2019 sembrava the new cemento, che è stato the new cotto, che fu sovrastato dalla pietra minimal, che morse il gatto che si mangiò il topo che al cersaie mio padre comprò).

Rotazioni cicliche a parte, pensiamo queste “ispirazioni” affiorano nel 2021 non a caso. Infatti offrono la possibilità di aggiungere colore senza violentare il mood ispirativo: nelle tinte che squarciano la tradizionale egemonia dei toni neutri è facile leggere una reazione post lock-down, la voglia di avere nelle case più colore, più luce, più natura. Le finestre si spalancano per azzurrini e blu polvere, verde salvia, giallino, arancino pesca, e altro. Toni desaturati e mai aggressivi, come i colori di Giotto (a cui fa esplicito riferimento Refin) del Beato Angelico.  Le palette-colori sono ben fornite (minimo sindacale 6 colori) perchè con pragmatismo sassolese ci stanno anche tinte “certezza” come cenere, sabbia o cappuccino. Come outsider sul colore, registriamo anche il ritorno dell’effetto pelle, ma in versione multicolor, con le Pelli colorate di Tonino Lamborghini per Italcer.

Foto 1  Emil Group. Foto 2 La Fabbrica – Tonino Lamborghini. Foto 3-4 Refin – Affrescati. Foto 5 Refin – Il cielo di Giotto. Foto 6-7 Ricchetti – Fresco. 

1.3 FONDI COLORATI E DECORI COORDINATI

Alcune collezioni si sviluppano con ampiezza tra fondi e decori, catturando l’attenzione. La vox populi ha recensito Chromagic (Gruppo Romani) dove fondi (molto) colorati tinta unita resin-cementeggiante si combinano con una versione 2.0 dei decori wallpaper, in raffinati pattern monocromatici. La selfie Room multispecchio allestita nello stand ha funzionato anche con noi.

Interessante anche Terre di Italgraniti che gioca sul monocromatico aggiunge ai fondi vari tipi di superfici con raffinati rilievi geometrici. Fioranese ridisegna il rapporto tra fondi e decori con incroci originali di pattern frammentati che ritornano su piccolo formato.

Mariner va su toni marshmellow pastellow con Pantone (nome sicuramente ambizioso). E poi c’è sempre la full immersion da chi del colore fa una ragione di vita e tira fuori dal cilindro qualche nuance e finitura che intriga i progettisti.

Foto 1 Coem-Fioranese. Foto 2-5 Gruppo Romani – Chromagic. Foto 6-7 Italgraniti – Terre. Foto 8-9 Mariner – Pantone.

1.4 PALME E BAMBU’ IS THE NEW CEMENTINA

I nuovi protagonisti decorativi sono le foglie di palma e bambù, che verdeggiano dappertutto in modo ossessivo con decori wallpaper tipo foresta pluviale. Il tema è diventato un new classic irrinunciabile, tanto da apparire anche in variazioni destrutturate a esagonette o in ventiventi. Soggetto che diventa un po’ monotematico, sempre con le stesse due tipologie di foglia.

Foto 1 ABK. Foto 2 Armonie. Foto 3-4 AVA – La Fabbrica. Foto 5 Durstone – esagone. Foto 6 Elios. Foto 7 Energie-Ker – Wall Art. Foto 8 FAP Ceramiche Foto 9 Marazzi Foto 10 Pamesa Foto 11 Panaria Group

1.5 MINE-STONE

Impossibile presentarsi al cersaie senza una qualche pietra.

Per mettere sui pannelli i 4-5-6 colori previsti dal protocollo aziendale, negli anni i product manager hanno cucinato e riscaldato il settebello delle tipologie di pietra: Piasentina, Pietra del Belgio, Quarzite, Porfido, Limestone, Borgogna e l’ultimo classicissimo del distretto: il Ceppodigré.

Quest’anno, se le grandi lastre hanno proferito assieme al bianco i colori più furenti, invece nei formati classici siamo andati sul soft.

Quindi: texture chiare e desaturate, serie composte declinando in multicolore una pietra (es. il Ceppo)  o l’assemblaggio in un’unica serie di pietre miste. Oppure i mood ibridi: un po’ ghiaietto e un po’ cemento, e così via.

Mosaici sofisticati e creativi si aggiungono al solito quadratino e mattoncino che non facevano più notizia, ma le serie più serie arricchiscono la gamma abbinando al liscio dei fondi decorati, spesso tono su tono a rilievo con pattern geometrici o rigature miste, oppure superfici mix lisce, rigate e ferrarelle (La Bottega).

Ma c’è chi ha scelto di abbinare corredi più strong come Stonework di Naxos Fincibec che associa alla base pietra uno sbalorditivo caleidoscopio di decorazioni.

Foto 1-2 Bottega Italcer – Stone Revolution. Foto 3-4 Coem Fioranese. Foto 5 Edimax. Foto 6 EmilGroup – Ergon Oros Stone. Foto 6-7 Fincibec – Stonework. Foto 8 Gruppo Romani – Ceppo di gres. Foto 9 Italgraniti Group – Limestone. Foto 10 Italgraniti Group – Fjord. Foto 12 Panaria Group – Anthology

1.6 LA FIORITURA DEL DECORO

Con acuta sagacia, tutti abbiamo diagnosticato che la scorpacciata di decorazioni vegetal-fiorate è una reazione al lock down: l’abitazione ideale diventa un po’ giardino, una stanza che non ha più pareti ma alberi infiniti insomma, cerchiamo il cielo in una stanza (ecco perché va l’azzurro, diamine)

Decoro I: all vegan.

Oggettivamente il palinsesto decorativo è dominato dal mondo vegetale. Palme come se non ci fosse un domani, maxi fioroni e foglie di banano, pattern di foliage semi-autunnali ton-sur-ton, rametti e fiorellini in stile chinoiserie, anche condite da accenni zoologici, popolando le piante con pappagalli e/o scimmiette e addirittura un simpatico bradipo.

Decoro II: uollpeiper.

Già in fase di decollo nel 2018-19 (Showall Gruppo Romani) ora volano le gamme trasversali di decori a tutta parete (aka wallpaper). Un concept che dai primi esemplari “pezzi unici a freddo” in lastra si è esteso (anzi rimpicciolito) al formato medio (tipo il 60×120) prodotti in serie. Bacino di utenza e applicabilità molto ampliati, e poi con pochi articoli si va a corredare tutte le collezioni del catalogo.

Le decorazioni sono realizzate spesso con applicazioni materiche in terzo fuoco, diversificandosi dal vero wallpaper di carta o pvc (e dando un po’ di lavoro ai terzofuochisti del distretto).

Foto 1-2 ABK Group. Foto 3 Elios – Love and Decors. Foto 4-5 FAP Ceramiche. Foto 6-7 Gruppo Romani – Showall. Foto 8-9 IMOLA Group. Foto 10-11 Marazzi. Foto 12 Panaria Group. Foto 13-14 Ragno. Foto 15 Vallelunga. Foto 16 Vallelunga (soggetti non identificati).

Decoro III: cementine reload

La lunga dittatura delle cementine trova respiro. Dopo aver monopolizzato per anni il Fiera District, appaiono decisamente meno presenti nelle vetrine dei brand di tendenza, sopravvivono defilate in qualche reinterpretazione e variazione sul tema: più colore (Abitare) più materia, usurate anticate, oversize (Peronda, Fincibec).

Foto 1 FINCIBEC Group. Foto 2 Gambini Group. Foto 3-5 Peronda. Foto 6-7 Royal Ceramic. Foto 8 Abitare La Ceramica. 

Decoro IV: graffiti, vintage e misticanze

Come ogni anno non manca qualche proposta estemporanea, come i decori in stile graffiti, che sono forse più provocazioni da fiera, ma nel mondo di gres lo spazio per la street art e per le eccentricità è ristretto.

Foto 1-3 Energie Ker – City Plaster. Foto 4 Apavisa – Fondo decoro anticato. Foto 5 Apavisa – Rilievi. Foto 6 Rondine – Mattoncino Retro Vintage Foto 7 Royal Ceramic

1.7 LASTRE PER TUTTI

Le grandi lastre si diffondono, sembra che siano un indispensabile must-have (o un me-too) per tutti, insomma ormai sorprende chi non ha almeno due o tre pezzi appoggiati in un angolo dello stand, un vespasiano di lastre per tentare la fortuna.

Negli stand, strategie opposte, mettendo in vetrina prodotti top-seller o altri più estrosi (anche molto).  Mirage (e Supergres) ragionano in stile “sofficini”: stand in crosta di Calacatta e dentro il sapore.

Altri shoccano con un esterno da Bronx (i graffiti di AVA) e un interno tutto luci, lusso, specchi e colore stile Fifth Avenue (nello stand c’è lo zampino di Fuksas).

Infine c’è chi sceglie il bellicoso sparando in copertina caleidoscopici bookmatch.

Al di fuori del marmo, poche cose, una gran tavolozza di cementi, anche colorati (Gigacer)

Foto 1 AVA La Fabbrica – Esterno. Foto 2 AVA La Fabbrica – Reception. Foto 3 AVA La Fabbrica. Foto 4-6 Gigacer. Foto 7-8 Imola Group. Foto 9 Mirage. Foto 10 Supergres. 

LASTRE/1: VARIAZIONI SUL BIANCO

Per ogni lastra-maker, senior, junior o baby, il marmo bianco è una carta sicura da giocare. Ormai il classico trinomio (bianco con vene grigie / vene beige / bianco pulito senza quasi venature) si evolve in una supergamma dove aggiungere da un lato dei bianchi “strani” molto disegnati, zebrati o arlecchini, e dall’altro qualche variazione (primariamente come naming) sul tema del calacatta gold: macchia vecchia, macchia antica, vecchia Romagna etichetta oro.

Foto 1-2 ABK Group. Foto 3 ABK Group – Flaviker. Foto 4 Alfalux – Marvilla. Foto 5 AVA – La Fabbrica. Foto 6 Emil Group. Foto 7 IMOLA Group. Foto 8 Infinity. Foto 9 Living Ceramics.Foto 10-11 Marazzi – Group.Foto 12 Marco Polo – Lastra curvata

LASTRE /2: POKE’ DI MARMI

Immancabile negli stand di brand senior e junior la parata marmorea di lastre variopinte dove praticamente tutti si scatenano in arcobaleni verticali. Marmi neri e beige, marroni e azzurri. Qualche serie di onici echeggia visioni note. Tutti bravi, tutti si stanno livellando verso l’alto.

Sorprende la rilanciata Tagina per l’ampiezza della gamma e la qualità delle proposte.

Interessanti alcuni tentativi di venatura “creativa” come il pseudo-onice reinventato da AVA. Il concetto intriga, non è la replica di un marmo reale, ha un intervento creativo che lo reinventa: chi l’ha detto che bisogna per forza clonare pietre esistenti in natura (e generate dal caso)?

 Foto 1 FINCIBEC Group. Foto 2 AVA La Fabbrica. Foto 3 Laminam. Foto 4-5 Marazzi – Grande. Foto 6-7 Mirage. Foto 8 Pamesa. Foto 9-10 Porcelanosa. Foto 11 Ragno. Foto 12 Saime – Onici Shine. Foto 13 Tagina – variazioni sul tono. Foto 14-15 Tagina.

LASTRE / 3 DAL DESIGN ALLA CREATIVITA’ SPINTA 

Il confine tra originalità ed eccesso a volte è sottile, ma ci sono esempi recenti di prodotti che sembravano troppo “spinti” e invece sono diventati di tendenza. In vetrina si son visti bookmatch parecchio appariscenti come colore e disegno, ma anche cose più digeribili. E comunque un passo avanti rispetto alla indigestione di bookmatch calacatta del 2019.

Emilgroup aveva diverse proposte interessanti, bello e particolare un onice (o alabastro) di un acquamarina intenso e profondissimo che si incastrava con un altro simil-onice in modo inedito. Accanto, lastre bookmatch in gradazione di blu elettrico da astronave aliena.

Anche nello stand Fondovalle, diverse lastre dal design creativo (ma digeribile) che spaziavano oltre i soliti classici, allestito come un atelier artistico: uno dei pochi spazi ad avere un tema.

Foto 1 ABK Group. Foto 2 AVA La Fabbrica. Foto 3 Baldocer. Foto 4 Del Conca. Foto 5-7 EMIL Group – Ambra Resin. Foto 8-9 EMIL Group. Foto 10-12 Energie KER. Foto 13-16 Fondovalle.

1.8 E LUCE FU (A IDROGENO)

Altra nomination indicata dai sapienti della piastrella, la nuova collezione Luce che vestiva lo spazio collettivo Iris Ceramica Group.

Lo stand era in pratica una installazione con tre maxi video che si auto generavano al momento, attraverso una intelligenza artificiale (se abbiamo ben capito). Questo per esprimere il tema-messaggio “the perfect blend” identificato da tre binomi che esprimono valori chiave del gruppo: architettura e natura, bellezza e sostenibilità, creatività e tecnologia. Un messaggio “alto” per fare da palcoscenico all’annuncio della rivoluzionaria fabbrica a idrogeno attualmente in cantiere. Anche il pavimento-rivestimento Luce è decisamente non convenzionale. Sviluppata assieme a Guillermo Mariotto (designer, stilista e volto noto al pubblico televisivo) mostra caratteristiche singolari, una ricerca che si svincola dai tradizionali flussi ceramici. L’effetto è piacevole, gioca molto con la luce, in foto rende poco, ha qualcosa del tessuto perché disegna un drappeggio ma da vicino rivela una matericità ceramica, nel senso letterale del termine. Tema interessante, un’estetica ovviamente di nicchia adatta ai grandi formati.

Foto 1-4 Iris Ceramica – Luce Foto 5 Iris Ceramica Group – Conferenza stampa F. Minozzi

Capitolo 2. TILE YOU CAN EAT: ANNOTAZIONI MISTE.

2.1 DESIGNER

Tra le modalità per lo sviluppo di nuove collezioni è di fatto uno standard quella di collaborare con designer noti ed emergenti, non solo per superfici ma anche per “arredi” (Atlas Design Furniture, Seventyonepercent di Iris Ceramica Group)

Tramontata da tempo la stagione della moda (restano a cavalcare l’onda Versace e Cavalli, con proposte gold-animalier) ora la scena è di architetti e designer. Non sono più soltanto le archistar a essere cercate, anche per godere di luce riflessa, ci sono tanti i nomi meno famosi ma forse più ricchi di idee e voglia di sperimentare. Questo punto di vista diverso aggiunge idee e freschezza al circuito della filiera classica di ricerca prodotto del distretto.


Foto 1 Atlas  arredi – M.Ferrarini. Foto 2 Gardenia – Versace. Foto 3 GCR – Cavalli. Foto 4 Nadis. Foto 5 Panaria Group – F. Laviani Masterpiece

2.2 DUE TRE CINQUE CENTIMETRI

Essendo il duecentimetri ormai dato per scontato, le aziende che spingono anche produttivamente propongono in maniera più strutturata anche il trecentimetri  (Del Conca),ma si arriva persino agli ormai famosi sanpietrini Saxa Gres con spessore 5 centimetri. Non passa inosservato lo stand con accenno di ricostruzione del colosseo e del palazzo della civiltà italiana (il colosseo quadrato).

Foto 1 Del Conca. Foto 2 Del Conca 20-30 mm. Foto 3-6 SAXA Gres

2.3 PAOLA NAVONE PER ABK.

Tanto spazio espositivo per la Poetry House che conteneva Poetry wood, Poetry Stone e via così. Fondi normali prendono carattere attraverso decori semplici e materici, su legno o pietra variamente componibili: random, a tappeto, mix cementine o a pattern.  Tutto piacevole, forse un tantino retro-shabby.

Foto 1-4 ABK – Paola Navone. Foto 5 ABK – Paola Navone – Tappeto. 

2.4 S-BATTUTO VENEZIANO E GRANIGLIA ALLA GRIGLIA

Sul granigliato alla veneziana si sono cimentati in tanti, qualcuno mancava all’appello e lo ripropone anche quest’anno in forma classica (Alfalux). Mettiamo un Like a Quintessenza che si è ribellata alla ripetitività del nome venezianeggiante (Confetti).

Non mancano le variazioni sul tema granigliato, con varie interpretazioni, non inedite ma comunque interessanti: diradato, ingrandito, stilizzato, graficizzato (Lea, Italgraniti, Coem) oppure ibridato   con pietra tipo Ceppo di Gré (Sant’Agostino). In alcuni casi si è lavorato più sulla struttura grazie alle nuove tecnologie.

Foto 1 Alfalux – Venezia. Foto 2 Gigacer – Inclusion. Foto 3 Italgraniti Group. Foto 4 Panaria Group. Foto 5 Panaria Group – masterpiece. Foto 6 Quintessenza – Confetti. Foto 7-8 Sant’Agostino – Venistone. Foto 9 Sant’Agostino – Deconcrete. 

2.5 LUNA CALANTE: LEGNO E TESSUTO

Incredibilmente, s’è visto un po’ meno gres effetto legno. Francamente è difficile fare qualcosa di nuovo che abbia un minimo di senso, salvo reinterpretare soluzioni tipo legno + cemento o legno dorato-stilizzato.

La ceramica effetto tessuto è invece in rapida estinzione, giusto qualche straniero in retroguardia, da menzionare però un rivestimento stuoia a forte rilievo di Porcelanosa davvero notevole.

Foto 1 Edimax – W3. Foto 2 Gruppo Romani. Foto 3-5 Keraben Grupo. Foto 6Marazzi. Foto 7 Marca Corona – Elisir Royal. Foto 8-10 Porcelanosa – Trenza tessuto. Foto 11-13 Rondine – Infinity. Foto 14 Sant’Agostino – Ricordi. 

2.6 IMPASTO COLORATO, MACCHIATO E VENA PASSANTE

Diciamolo: la vena passante del 2019 è stata una meteora o meglio una chimera. Più concretamente, in diversi stand abbiamo notato attenzione e focus sul colore del “biscotto” applicando sopra al pannello/box un disco di prodotto (tipo un 45 giri) in modo da vederne la sezione. (ad es. Coem-Fioranese).

Invece della vena passante (francamente poco compatibile con la irrinunciabile grafica digitale) troviamo soluzioni più plausibili di lastre dove si evidenziava la sezione “macchiata” con colori non dissimili dalla superficie: la macchiatura è utile in caso di lavorazioni con costa a vista.

Come prodotti a tutto impasto il perimetro si restringe a seminati e granigliati dove l’intervento di digitale è assente o marginale.

Tra le rare eccezioni, i Variegati di Coem Fioranese, che rivitalizza il tutto spessore non più come prodotto solista ma dentro un progetto integrato di design. Riesumando il cotto variegato, una tipologia dimenticata la si è resa attuale e interessante attraverso lo sviluppo della gamma, texture più marcate su 20×20 e accostamenti trasversali con rivestimenti a rilievo. Ovviamente ai colori del cotto sono associati altri più digeribili. Per fortuna abbiamo visto il video, nello stand non avevamo afferrato.

Foto 1-2 Coem fioranese variegati Foto 3 Coem-Fioranese – spessore in evidenza.  Foto 4-5 ABK Group – Fullvein 3D. Foto 6-8 Leonardo – Imola Group – Attitude. Foto 9 Marazzi Grande.

2.7 IL NAMING DELLA ROSA

Urge una autocritica collettiva sui naming (i nomi dei prodotti) dove anche noi siamo parte del problema. Proponiamo una moratoria per alcuni naming di collezioni che ogni autunno rinascono come i porcini nei boschi.

Element, Elements o Elementi è ovunque, un nome democratico, utilizzato per serie tipo Resina, marmo (Keope) Pietra (Cerdomus) o legno. Altri nomi pigliatutto: Materia, Materiae, Materika, Materic, Essenza, Natura e i loro ricomposti. E poi Venezia, Veneziano, Canal grande e Gondola per ogni granigliato partorito nella valle della piastrella, ma l’apoteosi è il Calacatta, che i commercialisti di Modena e Reggio inseriscono direttamente nell’atto costitutivo delle Spa e Srl, alla voce “oggetto della società”.

2.8 GLI STAND SPIDER

Alcuni stand decappottati hanno fatto parlare, in primis il provocatorio campo da basket, set di mille selfie con smartphone, che ha avuto il risultato desiderato: far parlare. Chiaramente con tutto a vista e niente da scoprire, lo stand diventa uno shottino che si “beve” in tre secondi e si passa oltre.

Foto 1-2 41ZERO42. Foto 3 Keope semi-cabriolet. Foto 4-5 Kronos. Foto 6 Usak.

2.9 LE SUPERBARRE DIGITALI

Ci lascia un po’ sorpresi la poca evidenza data generalmente al salto di qualità che diverse tipologie di prodotto compiono grazie alle nuove tecnologie digitali “materiche” adottate da un numero crescente di aziende.

In effetti, rispetto al digitale standard, il grado di sofisticazione e le potenzialità creative si elevano, aggiungendo digitalmente e in sincrono con la parte grafica rilievi e materia (sistema battezzato orribilmente dai tecnici “colla e graniglia”) e governando la finitura di superfici con effetti lucido-opaco a piacere (il “glossy”, altra denominazione che evoca sensuali lucidalabbra).

E poi, i nuovi sistemi, che sospettiamo richiedano una cottura, non funzionano sui materiali low-cost alternativi alla ceramica (laminati, teli in PVC, wallpaper fino al temibile LVT) permettendo così di ristabilire le distanze tra la nobile ceramica e i meschini surrogati.

Di fatto, nei prodotti esposti in fiera poche volte queste caratteristiche apparivano evidenziate, descritte, illuminate, lasciando tutto il lavoro al savor-faire dei venditori.

Tra le eccezioni, Del Conca con uno bello spazio dedicato alla tecnologia Dinamika (ma kuesti kappa nei nomi ci piacciono kosì kosì…) dove abbiamo visto un venditore mostrare i rilievi del prodotto utilizzando una piccola torcia elettrica, complimenti per l’idea, mr. McGyver!. Tornando alle piastrelle dinamike, ricordiamo un grande pannello-infografica al Gruppo Gresmalt e in Edimax. Per il resto …era tutto da scoprire.

Foto 1-3 Del Conca – Dinamika. Foto 4 Edimax – 3D Shaped. Foto 5-6 GCR – Metal design. Foto 7-8 Gruppo Romani – Amaranto. Foto 9 Sintesi – Digi-Real Technology.

3. TILE-ANDO CON LE STELLE: THE CERSAIE EXPERIENCE

3.1 EL CAMINO DE CERSAIE: LA VIA DEI FORI IMPERIALI

La rivoluzione dei nuovi mega padiglioni ridisegna l’itinerario standard dei pellegrini che compiono devotamente il “camino de cersaie” in cerca del santo gres.

Fino a ieri il “trek tipico” dei fedeli sbucati dal parcheggio multipiano faceva un semicerchio, partendo dal 16-18. Ora el nuevo camino è più ortogonale, con un drittone principale incrociato da percorsi a destra e sinistra (come il cardo e decumano nelle città fondate dagli antichi romani)

Il nuovo mega-padiglione (28-29-30) aspira voracemente l’intero streaming dei visitatori sbucati dalla galleria del parcheggione.

(inciso: le operazioni di check del QR code (green pass) e bar-code (registrazione fiera), sempre veloci e senza code).

Il red carpet li teleguida in 4 passi verso un grande corridoio coperto, ampio e monumentale come la Via dei Fori Imperiali. Gli spazi ariosi incorniciano la posizione favorevole degli stand delle prime file, baciati dalla fortuna e anche dall’ente organizzatore. Confronto alla vastità della via centrale, i corridoi tra gli stand sembrano quasi un po’ strettini. Andando dritto per dritto a un certo punto si arriva all’altro padiglione nuovo, il trentasette, dove si sono ricollocate illustri aziende nazionali.

 

Riassetto urbanistico. I padiglioni che un tempo erano gli invidiati Parioli del Cersaie ora sono scesi a quartieri spagnoli (16-19). Addirittura, dopo l’abbuffata di nuovi spazi, il 14-15-20 restano vuoti e cancellati dalla mappa official.  Ma il 15 si è ribellato all’oblio dell’inesistenza ed è risorto il primo giorno: sul rooftop è posizionato il self-service, da sempre snobbato sdegnosamente dai ceramisti habitué, ma che in quest’anno di carestia si è trasformato in un’ambita mecca di famelico pellegrinaggio.

Foto 1 Il 14-15 esistono ancora. Foto 2 Ingresso aspiratutto. Foto 3 Mappa con padiglioni nascosti. Foto 4 Via dei Fori Imperiali.

3.2 ARCIPELAGHI DI STAND

Se fino all’ultimo Cersaie i multistand che inglobavano i corridoi erano sostanzialmente eccezioni, nella nuova configurazione, con l’abbondanza di spazi e la polarizzazione dei gruppi ceramici, proliferano grappoli e grappoloni di stand.

Questi nascono come frazionamento di un solo brand (caso A) o come polarizzazione di un gruppo in un rione di stand (caso B).

Il visitatore-medio a volte resta un po’ disorientato da alcune ridondanze, deve esser bravo a intuire quando e in che modo gli stand a destra e a manca del corridoio sono pezzi del medesimo puzzle.

Tratto comune degli arcipelaghi di stand i colori coordinati e il bancone unificato di accoglienza-identificazione piazzato in modo salvaspazio sul bordo esterno, con i postulanti che restano sulla moquette del corridoio.

 

Caso A. Brand singolo disseminato in stand multipli. Le logiche di frazionamento sono diverse: spesso si delocalizza il privé mangereccio (S.Agostino, M.Corona, Caesar) così da filtrare invasioni fameliche di ignoti (a dire il vero, in quest’anno post coviddi a catering inibito e numero chiuso, alcune di queste lounge di norma brulicanti apparivano un po’ derelitte).

Altra funzionalità della dependance sono il corner del duecentimetri da esterno (con similprato, BBQ, gradinata e finta piscina). Pezzetti di stand diffuso accolgono anche i tanti brand-satellite dedicati alle lastrone: Marazzi+Grande, Atlas+Plan, Italgraniti+italstone e così via.

Caso B. Condominio di brand diversi, che appartengono al medesimo gruppo. Tra i più significativi, Panaria Group (5-6 stand, Lea, Panaria, Maxa, Love eccetera) ma anche Imola (con Faenza e Leonardo) Fincibec (tre stand) Gruppo Romani, ABK Group (con Flaviker e altre frazioni) Situazioni ibride per Italcer (Ava-La Fabbrica -Rondine vicine nella nuova location, mentre Elios non rinuncia alla location storica) e Gruppo Gresmalt (tutto ricollocato al 37, ma con Ermes-Aurelia leggermente distaccata). L’estetica è spesso, ma non sempre, coordinata, la funzionalità razionalizzata. Talvolta il confine tra brand strutturati e semplici linee di prodotto è un po’ sottile.

Interessante la soluzione architettonica di Panaria Group che ha integrato i blocchi sviluppando un concept urbanistico che, grazie agli angoli smussati degli stand, crea impattanti piazze ottagonali, un po’ come la celebre piazza dei “quattro canti” di Palermo. Singolare il fatto che l’epicentro del quartiere fosse …nel corridoio.

Diaspora. Lascia infine pensare a una strategia definita la scelta opposta, di quei gruppi che pur potendo unire, hanno deciso di restare disseminati tra i diversi padiglioni, come ad esempio il Gruppo Concorde. C’è spazio per riflessioni interessanti sul perché e percome delle varie scelte, anche alla luce degli accorpamenti di cui sotto.

Foto 1  ABK Group village. Foto 2 Boulevard Atlas Concorde. Foto 3-4  Fincibec village. Foto 5 Marca Corona – Lounge. Foto 6 Panaria Group Square. Foto 7 Panaria Group  – bancone check-in. Foto 8 Refin – Lounge. Foto 9 Boulevard Sant’Agostino.

3.3 CONTROCORRENTE: STAND RAGGRUPPATI

Alcune situazioni (importanti) sono andate in direzione inversa alla moltiplicazione un po’ ingorda delle aree espositive, polarizzando in un unico spazio tanti stand che in passato erano divisi.

Emilgroup raccoglie in uno stand unificato Provenza, Ergon, Emil e Viva. Idem Iris Ceramica Group, dove al 26, nello spazio già Iris, confluiscono anche i brand Ariostea, Fiandre, Eiffelgres, Sapienstone.

Dimostrando che le dimensioni non contano – almeno non sempre – entrambe le realtà nonostante il piccolo spazio si sono distinte con proposte di prodotto tra le più interessanti. Resta la considerazione che per entrambe il baricentro pare definitivamente traslato dal fiera district al ceramic district (cioè a casa loro).

Sessant’anni (e non sentirli). La ricorrenza delle aziende succitate (le capogruppo) sono stati celebrati nei rispettivi headquarters, con nuovi spazi espositivi e un festaiolo evento pentaserale. Nelle notti di fiera, il cielo del distretto era trafitto da potenti fari da contraerea di Emilceramica: il bat-segnale partiva da grandi cupolone trasparenti (iperbariche?) vibranti dal dj-set a tutto volume (abbassato a una certa ora stile cenerentola).

Pioniere del “riassuntivo” tra i brand è da anni lo spazio Florim, ora ulteriormente compattato, sfoggiando un ledwall panoramico e video etico in loop. Un po’ perplesso chi si è dovuto registrare per poter accedere a un breve corridoio di pochi metri, dove la forma a banana astutamente ingannava sulla reale dimensione dello spazio espositivo.

Foto 1 Florim. Foto 2 Florim – Maxischermo. Foto 3 EMIL Group Space. Foto 4-5 Iris Ceramica Group. 

3.4 LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA

Piove dentro ai padiglioni!!!” il giorno prima della (sospirata) apertura della fiera, quando si danno gli ultimi ritocchi agli stand, il terrore si diffonde a Sassuolo via social. Un fortissimo temporale ha messo in tilt le coperture dei padiglioni, anche quelli nuovi. Minuti di panico, mancava il tempo per riparare eventuali danni. Fortunatamente la bomba d’acqua è stata forte ma breve, anche i grandinati riescono ad asciugarsi e aprire la fiera, con intatto sollievo.

3.5 STAND ZONA GIALLA, ROSSA E BIANCA. PRIVACY-FREE

Come ci ha fatto notare un imprenditore, aggirandosi tra i padiglioni risultavano evidenti le diverse vision filosofiche rispetto alla pandemia. Il comitato ceramico non-scientifico ha elaborato una classificazione informale degli stand: mood zona rossa = massimo rigore anti covid; mood zona gialla = siamo in ripartenza dal covid; mood zona bianca = qua non c’è coviddi.

Il visitatore itinerante traslava da stand a libera circolazione in/out ad altri con check point di identificazione (velocizzata grazie alla scansione del biglietto di accesso al Cersaie cioè la I-Business Card).

Qua e là per l’accesso era richiesto un riconoscimento avanzato a due fattori (preregistrazione on line, compilazione scheda e/o consegna biglietto da visita, rilascio di un badge d’accesso, sistemi di conteggio in real-time dei presenti in/out, visite accompagnate).

Gli scan boys & girls alle reception, sempre gentilissimi e sorridenti (da paralisi facciale) a volte erano coadiuvati da un sistema di barre anti-intrusione automatiche per ingresso e uscita o cordoni rossi e pilastri di ottone stile Grand Hotel.

Paradossalmente, in un paio di casi di spazi molto gettonati, c’è stato qualche accenno di tonnara tra gente in coda, però fuori dallo stand.

Foto 1 Atlas Concord – Ora di punta. Foto 2 Capienza massima. Foto 3 Check point con cordone. Foto 4 I-business card. Foto 5 Marazzi Grande. Foto 6 Refin – Check point. Foto 7 Sant’Agostino all’ora di punta. Foto 8 Tornelli all’uscita

3.6 ESPOSIZIONI STILOSE… E SIBILLINE

Parlando in generale, il livello medio degli stand cresce ogni anno per italiani e stranieri, Che mediamente recuperano terreno a ogni tornata, non è più vero che basta essere italiani per stare  automaticamente un gradino sopra, vedere per credere.

Quasi ovunque si percepisce un’apprezzabile cura nell’architettura degli spazi, nelle pose, nei dettagli e finiture come le etichette dei prodotti, negli arredi e complementi di styling.

Leggermente calata l’abbondanza di arredi costosissimi ad abbellire i box espositivi, forse in ottica salva budget, non se ne sente la mancanza, anzi erano troppo protagonisti.

Se la mise-en-place è curata e accattivante, spesso il messaggio è …da intuire. Se esiste ovviamente. Perlopiù le informazioni si limitano a una tabella con nome della collezione, il formato e il nome del colore.

Compare a volte il QR code per scaricare il PDF del catalogo, sistema tornato in auge ai tempi del green pass: poca spesa, poco ingombro. E’ pur vero che il QR code lavora in differita, salviamo per dopo. Chi si pianta in mezzo a uno stand a guardare un catalogo di ceramiche sullo smartphone può essere solo un concorrente.

Insomma, di soluzioni espositive che raccontano qualcosa riguardo alla ispirazione e al mood del prodotto se ne son viste pochine. Lo stesso per informazioni più tecniche e oggettive su prestazioni e peculiarità dei materiali, che vadano oltre all’etichetta con formati, pollici, LAP, NAT e errenove.

Siamo osservatori abbastanza curiosi, ma ammettiamo che quando abbiamo trovato nel nostro pellegrinare qualche input, ci siamo trattenuti a osservare con più attenzione, notando cose che ci sarebbero sfuggite. In assenza di call-out e stimoli visivi, sicuramente tante volte siamo passati oltre, bypassando cose che meritavano.

Tra i casi di allestimenti più espliciti, diverse soluzioni originali dal punto di vista visivo e/o dei contenuti. Interessanti e stilose le moodboard aumentate con oggetti, superfici, parole chiave che accompagnavano le “stanze” dedicate ciascuna a una serie, nel labirinto guidato di Sant’Agostino.

In altri stand, un breve testo raccontava il mood ispirativo del prodotto, magari in sinergia con idee di styling. (Ricchetti Cerdisa, La faenza/Imola Ceramica, Quintessenza, Del Conca)

Infine piuttosto diffuse pareti in stile infografica sinottica erano dedicate a informazioni più tecniche sugli spessorati da esterno (immancabile la paretona con le tacche dei colori in 2cm e i pezzi speciali in parata mensola o cubi) e last but last gli antibatterici (apparentemente in rallentamento) e i pensierini green (qualche parolina con foglioline qua e là ma meno di quanto ci si sarebbe aspettato).

Foto 1 Atlas Concorde Boostworld. Foto 2-3 Del Conca. Foto 4 Elios – Clay. Foto 5 Elios – Brooklyn. Foto 6 Elios Clay. Foto 7 Frassinoro G3NIUS. Foto 8-9 GCR- Gruppo Cerdisa Ricchetti. Foto 10-11 IMOLA – Group. Foto 12 Nadis. Foto 13 Panaria Group Synestesia Foto 14-15 Quintessenza. Foto 16 Sant’Agostino – Tema stand. Foto 17-18 Sant’Agostino Mystic.Foto 19-20 Sant’Agostino- Fusionart.

4. CERAMISTI ANONIMI

Vi lasciamo con una mini fotogallery “non ufficiale” annunciando la prossima uscita su CERAMISTIANONIMI.IT degli special CERSAIE 2021 DRESS CODE e CERSAIE 2021 FOOD EXPERIENCE.

Foto 1 Area sgambamento cani. Foto 2 Bike NOT sharing. Foto 3 La ballata della pietra lappata. Foto 4 Cantautore –  Istruzioni e IBAN. Foto 5-6 Metterci la faccia – Rako. Foto 7 Pannelli miniaturizzati. Foto 8 Pennichella. Foto 9 Percorso kneipp Living ceramics. Foto 10 Premio giuria di qualità. Foto 11 QUI-QUO-QUA Foto 12 Riprese in incognito. Foto 13 Specchio delle mie brame. Foto 14 Uomo con catena e bottiglia.

5. METTI UN LIKE, TI DIAMO L’AMICIZIA

Se vuoi confrontarti e condividere riflessioni e spunti su quanto abbiamo visto e sentito, sarà per noi un piacere incontrarti senza impegno per parlare di nuove idee davanti a un caffè, un aperitivo o un piatto di polenta e cinghiale.

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