Si è conclusa un’edizione incoraggiante, concreta e matura, nella quale molto made in Italy ha cercato di alzare l’asticella

Oltre a puntare sul rilievo digitale, sull’effetto wallpaper e sulle macro-collezioni espandibili, il settore ha mostrato di stare (orgogliosamente) riscoprendo il fascino dell’effetto… ceramica.

Fuori menu: avviso ai naviganti

Per chi non lo conosce, questo è il report che, dall’edizione 2017, UFO.ADV dedica a Cersaie e invia a clienti e amici: è solo un racconto spontaneo e ironico con le nostre personali riflessioni su quanto abbiamo visto e sentito. Anche le immagini sono genuine e rusticamente scattate al volo on-the-road.

  • Non è scienza. Non c’è niente di scientifico, al contrario omissioni e imprecisioni sono… una certezza! C’è quello che abbiamo visto e capito camminando e chiacchierando, come parte del nostro lavoro: osservare l’evoluzione dei prodotti, delle aziende e dei modi di comunicazione.
  • Libertà di coscienza. Ci sforziamo di avere una prospettiva neutrale, anche per riservatezza: i nostri clienti non si devono sentire trascurati, perché pensiamo esclusivamente a loro tutti gli altri 360 giorni dell’anno.
  • Scuse anticipate. Ci scusiamo fin da ora se qualcuno si sentisse offeso o penalizzato in qualsiasi modo dalle parole o dalle immagini, come pure per eventuali errori e interpretazioni non corrette.
  • Ringraziamo con autentica commozione chi ci ha accolto, dissetato, sopportato ascoltando le nostre baggianate. Non facciamo nomi per non inguaiarli, ma li ricordiamo tutti e siamo loro infinitamente grati.
  • Ancora più commosso è il ringraziamento a chi ci ha onorato con caldi apprezzamenti sui nostri report, raccomandandoci di continuare con i nostri racconti.
  • Livello avanzato. Ci sono tante altre riflessioni, spunti e idee. Se vuoi scambiare due chiacchiere come approfondimento e confronto, puoi contattarci. Per noi sarà un piacere!

1. Antipasto: COSA SI DICE IN CITTÀ

1.1 PENSO POSITIVO

Il timore che strisciava sottotraccia nel pre-fiera è svanito all’alba. Il torrente di visitatori ha trasformato gli sguardi preoccupati in sguardi… occupati dall’organizzare le udienze per le tante persone accorse sugli stand. Abbiamo raccolto feedback positivi un po’ ovunque, sorrisi di sostanza e non di circostanza: per farla breve, un confortante “meglio del previsto”.

Affluenza incoraggiante come presenze (circa 91mila, +50% sul 2021, non lontano dalle 112mila pre-Covid) ma anche come concretezza: è arrivato chi doveva arrivare, abbiamo visto chi dovevamo vedere” è stato il commento di un autorevole dirigente.

Buona semina e/o raccolto. Anche facendo la tara alle ottimistiche dichiarazioni (stile pescatore o fungaiolo) degli exhibitors, molto positivo è anche l’interesse verso i prodotti, il bottino degli ordinativi o degli accordi distributivi. Sia per chi vende sia per quelli che “in fiera non si vende più da anni”.

1.2 NIENTE DI NUOVO?

I commenti degli addetti ai lavori in scouting (soprattutto area marketing) che hanno perlustrato i padiglioni centrali, hanno palesato una certa delusione un po’ annoiata (“Niente di nuovo”, “Sempre le stesse cose”…).  Ma in fondo era prevedibile che le nuove proposte fossero meno folte, oggettive difficoltà hanno limitato l’attività di sviluppo dei prodotti, le gamme 2021 non erano state viste proprio da tutti.

Se stavolta i padiglioni hanno offerto poche situazioni catchy, stand spettacolari e stravaganti (tipo campo da basket) o prodotti bizzarri, anche questo è uno dei segnali che la fiera ha mandato, mostrando maturità e un allineamento evolutivo generale.

1.3 ALZARE L’ASTICELLA

L’aspro contesto globale (pandemia + guerra – energia – materie prime) accelera ulteriormente il riposizionamento del made in Italy ceramico nelle fasce alte. E i mercati pare abbiano incassato senza troppi drammi il lievitare dei listini inchiodati da decenni – fatto confortante. Chi era rimasto indietro indugiando nelle fasce bassotte è costretto dal boom dei costi a un vigoroso colpo di reni per fuggire dalle paludi del prezzo competitivo. In quelle terre, siamo circondati: il livello di prodotti e stand spagnoli, turchi e simili cresce a ritmi più elevati dei nostri. Tangibili e imprescindibili gli sforzi dei brand italici (più o meno riusciti) per affinare stand e prodotti, adeguando la proposta alle fasce più esigenti. Ci smarchiamo dalla competition forestiera puntando solo su formati XXS o XL: pochi i 60×60 in vetrina, quasi zero i 30×60.

2. Primi piatti: IL PRODOTTO: TENDENZE E S-TENDENZE

2.1 MIX AL MAX

Come per un tacito accordo, parecchi stand puntavano sul concetto degli abbinamenti crossover tra collezioni e materie, con un profluvio planetario di moodboard e di pannelli variamente sovrapposti.

Non è solo (come pensa qualche maligno) un ricucinare gli ingredienti per mascherare la stagione povera di novità, ma piuttosto il lodevole sintonizzarsi sul POV (point of view) di progettisti e arredatori, che progettano gli spazi abbinando colori e materie, valorizzando gli ambienti e intonandoli alla personalità di chi li frequenta.

Mix e personalizzazione è il tema esplicito dello stand Marca Corona (“What’s you favourite mix?”) con garbati setting e sfiziose mini-moodboard, ma tutto lo stand era piacevole e curato, senza essere rivoluzionario. Tema analogo per “Let’s play” di Caesar, che ha animato grafica e allestimento degli spazi con una intonazione giocosa e interattiva. Anche Sant’Agostino si muove in questa direzione con l’esposizione gradevolmente scandita in teatrini-vetrine “inspired by matching”, tutto (come sempre) condito con dosi massive di buon gusto e stile per prodotti e abbinamenti. PS: lo stand farà anche meno scena di quello del 2021 ma ci sembra più funzionale e più vivibile.

2.2 NELLA GIUNGLA DI WALLPAPER

In ogni corridoio, lo sguardo attonito si posa su decoroni wallpaper jungle (composti immancabilmente da foglie di Kenzia e di Monstera) e altri decori variamente lisergici con fioroni spappolati. I timidi wallpaper di due fiere fa sono diventati una valanga che travolge tutto (anche il buon gusto, a volte). Prodotti in linea o a terzo fuoco, i fioroni a volte sembrano messi lì “tanto per fare vetrina”, con un mood un po’ dissonante rispetto alla tendenza generale di alleggerire la grafica sui prodotti (lastre a parte).

Assorbito lo shock, a ben guardare si verifica che non tutto è fiorone lisergico, ci sono anche proposte equilibrate e di bon ton (ad esempio Sant’Agostino, ABK, Fap, M. Corona).

Nella vita reale il wallpaper tira come un carro di buoi: i post degli arredatori-influencer giammai rinunciano a pareti e quinte valorizzate con wallpaper, però di solito hanno grafiche tenui, originali, sapientemente armonizzate al contesto.

Chi vende “vera carta da parati” gioca facile offrendo una scelta enorme di varianti, prodotte on demand, spedite per posta e posate in un lampo. Ma è un fatto che il wallpaper ceramico si sia ritagliato eroicamente un suo spazio, sospinto anche dalla propositività del trade.

Nelle gamme ceramistiche è un prodotto jolly perché pochi altri articoli servono tutte le collezioni. Resta da calibrare un po’ il design, distaccandosi culturalmente dai canoni del decoro ceramico che fu.

2.3 RILIEVI DIGITALI: IL NOME DELLA COSA

Dopo i pionieri dello scorso anno, tutti ci tengono a brandizzare le superfici create con tecnologie digitali a rilievo. Sui pannelli è un generale fiorire di loghi, loghetti, nomi e diciture “3D-qualcosa”. Guardando attentamente, i nuovi effetti si riconoscono, peccato solo che quasi mai sia stata installata una illuminazione che li evidenzi in modo efficace.

2.4 CEMENTI E PIETRE SOFT LOOK

Tendenza (quasi) generale: bando alle pietre stonalizzate, come pure a cementi, legni e metalli chiazzati.

Ovunque si ripropongono cementi, resine e pietre dal look estremamente soft, effetti che più o meno tutti avevano già, ma riproposti in una versione aggiornata: ora la grafica si sincronizza con rilievi e finitura grazie al digitale evoluto, acquistando più feeling. Soprattutto, c’è un grande lavoro di rifinitura sulle superfici, con movimenti e sensazioni tattili sofisticate, oppure multifunzione (in-out ma soft) grazie alle nanograniglie.

In fondo, queste sono le “materie” che piacciono ai progettisti: visivamente discrete, ricercate e funzionali.

2.5 THE LEGN IS BACK!

Lo scorso anno, ironizzando, avevamo scritto sulle mascherine “sta tornando il legno”. Sembrava impossibile, eppure il legno è tornato! Le doghe ceramiche sono ritornate in massa, in ossequio alla regola dei corsi e ricorsi storici della ceramica (Giambattista Vico, XVII secolo): dopo 3 Cersaie, ogni tipologia ricompare (vedi anche il cotto).

Nella riedizione dei classici il digitale evoluto sincronizza la grafica con il rilievo di nodi e fibrature, calibrando anche l’opacità e portando l’effetto di realismo a un livello superiore – stessa logica degli altri effetti (cemento e pietra). Quasi ovunque le interpretazioni del classicissimo rovere (estetica non proprio inedita) in varie finiture: piallata, anticata, piano sega… Si punta, soprattutto, sulle nanograniglie polivalenti (e in qualche caso sull’antibatterico).

Le proposte classic puntano su realismo e corredi (vedi Edimax, Bottega Cercom). Soluzioni originali sono invece la stilizzata big size Yosemite di Coem, le versioni ispirate al mondo nautico “yacht club” di Cerasarda (del 2021, ora in versione ampliata con superfici opaca R11 e superficie lucida) e  Canal Grande di Refin (anche qui extralucido e matt).

2.6 MEGASERIE COLORE (CROSSOVER FULL HYBRID)

L’orientamento al progetto è evidente nelle ampie collezioni “crossover” con texture leggere o unite, dove ai (soliti) neutri si aggiunge il colore (pastelli tenui e polverosi, con alcune sfiziosità cromatiche qua e là).

La logica è trasversale a tutte le espressioni ceramiche: in lastre 3mm (Lea, con Pigmenti, originale nei colori e nei mosaici decorativi); nei formati grandi e medi, presenti in moltissimi stand, ma anche nei piccoli formati smaltati.

Nei setting espositivi, questi prodotti sono utilizzati ovunque come ottime trasversali, combinabili con altre tipologie (gli addetti ai lavori dicono “matchare”, anzi “mécciare”). La funzione è triplice:

  1. animare la posa dei tanti cementi e resine un po’ piatti anche nei toni (lastre e lastroni cemento + quinte o inserti di piastrelline colorate)
  2. alleggerire le ambientazioni di marmi e pietre dall’estetica forte o fortissima, che rischiano di essere oltremodo chiassose
  3. rinfrescare prodotti e look stravisti, come i legni ceramici

Un’eccezione al minimalismo imperante delle serie-colore è la Tadelakt di Cir, ispirata ai variopinti intonaci artigianali del Marocco: un effetto dal carattere deciso e (almeno per noi) ceramicamente inedito. Allestimento a tema tipo riad di Marrakech.

2.7 IL GRANDE SLAB

Le grandi lastre non sono più l’aristocratico fiore all’occhiello di pochi brand: nel 2022 va controcorrente chi non le ha. Il segmento sembra quel locale alla moda e costoso dove tutti vanno a stiparsi come sardine. E poi, oggi, chi mette le lastre in vetrina non se la cava con una manciata di bianchi “esplorativi” tra Statuario e Calacatta. Parcheggiate a pettine negli stand scorrono assortimenti all-inclusive, compresi i nuovi must-have di estetiche temerarie, tipo quarzite patagonia, panda white e marmi a chiazze super strong tipo mucca pezzata. Si punta alla nicchia, o a replicare i best in class, sfoggiando onici pluri-variopinti con colori quasi da M&M’s (Tagina lo fa con una gamma importante e curata). A completare le gamme aggiungiamo anche le lastre minimal: cementi e resine con mood contemporaneo-industrial (Cerdomus).

A proposito di best in class, the show must go on… Gli occhi più attenti hanno colto nello spazio Iris Ceramica Group l’innovazione silenziosa della materia a rilievo e degli inserti a brillantini sulle grandi lastre, materie notevoli e di singolare profondità. Forse anticipano un cambio di passo rispetto alle lastre in digitale flat, sicuramente confermano una lìderscip pacificamente riconosciutagli anche da alcuni competitor (“loro fanno una corsa a sé”). Ma nello stand ICG – non grande ma denso di contenuti – le lastre erano solo di contorno al tema della “nuova alba della ceramica”, il percorso verso le superfici più sostenibili, con la nuova fabbrica che punta a inediti traguardi di sostenibilità introducendo l’idrogeno verde (cioè ottenuto in modo green).

2.8 COTTO RICOTTO

Carramba che sorpresa! Il rinascimento del cotto! Qualcosa che per i ceramisti senior evoca visioni anni 70-80, dolcevita e zampa d’elefante. Eppure, dopo la meteora del cottocemento di tre anni fa, ecco diverse interpretazioni di cotto classico, forse l’unico effetto che nel 2022 esce in forma stonalizzata. Anche qui la riapparizione si giova della possibilità di offrire sensazioni materiche inedite grazie alle diavolerie digitali che i commerciali adeguatamente istruiti illustrano, utilizzando con nonchalance i termini tecnici più in voga: colla-e-graniglia, strutturanti, affondanti, dry-fix, prosecco-extra-dry e moscow-mule (personalmente siamo già istruiti sugli ultimi due).

Ma il cotto 2022 non è confinato a contesti rustici o rurali, è materia eclettica anche per spazi contemporanei e urbani. D’ispirazione toscana, Valdorcia di Cerdomus, con multi-multiformato e ottagone, losanghe, cannettato a rilievo da rivestimento e decori random tipo affreschi medievali. Home di Edimax si distingue per un’interpretazione del “fatto a mano” fortemente materica che esalta il superdigitale (3D Shaped): ai toni tipici del cotto aggiunge interpretazioni molto scure e altre quasi bianche, che allargano i mood stilistici. Cotto del Campiano di Cir punta sul recupero dell’anima autentica del “cotto” utilizzando come riferimento autentici pavimenti d’epoca e lavorando la materia su colori, strutture e formati multipli, comprese esagone e decori come da tradizione del brand.

2.9 FAREWELL CEMENTINA

Quasi clamorosa è l’implosione del fenomeno cementine: fino allo scorso anno i 20×20 impazzavano in multipose mono e plurisoggetto, nel 2022 hanno passato il testimone decorativo all’onnipresente wallpaper palmato. Il ricordo delle cementine sopravvive in alcune reinterpretazioni flower-fresh. Il tema viene reinterpretato da Elios in esagone con una resa estetica diversa e originale. Un outsider sul tema, le Riggiole di Fioranese, con grafiche multitaglie XXXL-M, tra i prodotti più audaci e procaci del salone, esposte in uno stand piacevole, con un’alta concentrazione di prodotti originali e ben riusciti (vedi anche i Cocci Siciliani tra i ghiaiati); nel complesso, per noi, uno dei più sostanziosi.

2.10 TERRAZZO, CEPPO E GHIAIATI

Altro protagonista che si è un po’ dileguato è il granigliato (inclusi granigliatoni e granigliatini vari) simil terrazzo, negli anni passati stravisto in versione standard e in versioni rielaborate con diradamenti progressivi. Parabola ancora più arcuata per l’iconico Ceppo di Gré, un po’ troppo ugualissimo dappertutto.

La pietra “ghiaiata” sopravvive in interpretazioni più libere e nelle molteplici versioni stilizzate e materiche con sassi e sassolini in rilevo e/o lucidi grazie ai superpoteri digitali.

2.11 AUTENTICA CERAMICA, MATERIA DI DESIGN

Si consolida il successo dei piccoli formati smaltati con superfici-colore materiche e “artigianali”. È la rivincita della ceramica-ceramica, look storicamente poco frequentato nel distretto, focalizzato nell’imitare qualunque altra cosa (cartone compreso).

La novità è che queste belle piastrelline non sono ghettizzate nei mini-bagni o nelle mini-cucine di mini-case romantiche o di ristorantini sul porto, ma gli si riconosce la dignità di superfici materiche e contemporanee, ottime per composizioni creative e addirittura per accompagnarsi alle grandi lastre.

Una novità che non riguarda solo i brand di nicchia storicamente sul pezzo (Cerasarda, Cesi e Tonalite, qui con nuovi decori-design componibili) ma anche tante altre proposte, con interpretazioni d’impatto: Faetano (con scenici spiedoni), ma anche 41042 e Marca Corona (Miniature), e persino Living Ceramics (stand che Tileadvisor mette tra i top). Nella stessa direzione si è mossa anche Iris Ceramica. che rilancia con convinzione la linea storica Bottega D’Arte.

2.12 SUPERFICI NANO – MULTIUSO

Grande effervescenza tecnico-commerciale sulle nuove finiture polivalenti: grip ok per esterni + soffici al tatto + facili da pulire + buone anche per interni (forse). Scatenati i colorifici che hanno seminato le magiche nanograniglie in tutto il distretto, partorendo altrettante superfici “esclusive”, ognuna con la sua denominazione.

2.13 VENA PASSANTE, ALCHIMIE ACROBATICHE

Gli alchimisti ceramici hanno finalmente trovato la pietra filosofale che grazie alla vena passante tramuta il gres in marmo sincronizzando il corpo delle lastre con la superficie. Perché questo sforzo tecnologico? Per realizzare top cucina, bagno e tavoli lavorando il materiale sul bordo, esattamente come si fa col marmo o la pietra. Diventa, così, interessante anche produrre per gradini e davanzali, ovviamente con lastre spessorate almeno a 12, meglio a 20 mm. Con le normali lastre da 6-9 mm è abbastanza inutile, ne beneficia chi lavora in canali alternativi come mobilifici (cucine ma anche tavoli) e anche la filiera del marmo.

Dallo scetticismo suscitato dai primi prototipi under investigation del 2019, siamo a una produzione credibile e annunciata ufficialmente da gruppi importanti. Iris Ceramica Group la chiama 4D Technology, il gruppo ABK Full vein 3D (manca solo il 5G).

Oddio, in realtà non è vera vena passante ma un “di sotto” che si forma disponendo diversi impasti colorati, tentando di assecondare la grafica del “di sopra” (perché alla precisione della stampa digitale sul lato A non si può rinunciare). Più che passante, è vena accompagnante. Il concetto è correttamente esposto da entrambi i marchi, e reso comprensibile in forma semplificata dal video-cartoonito in loop sullo stand ABK.

3. Secondi piatti: LA FIERA, GLI STAND, LO SCENARIO

3.1 NOVITÀ CERSAIE: PIÙ SEMINA CHE RACCOLTO

In fiera non si vende più da anni”. È il mantra dei millennials, ma c’è chi ancora si vanta di avere scritto, cioè raccolto ordini. Ogni brand si presenta con le sue brave “novità Cersaie”. Ma quei brand che ogni anno impiattano 7-8 seriette “small” – metà delle quali non sopravvive al casting della tentata vendita –si stanno diradando, come la chioma degli agenti-vintage.

L’innalzamento di livello del made in Italy penalizza le “piccole serie estemporanee” in favore di serie-contenitore “orientate al progettista”, che durano e si evolvono nel tempo. Atlas celebrava in una grande parete i 10 anni di Marvel, la (fortunata) serie-contenitore di marmi, rinfrescata strada facendo e ancora oggi in ottima salute.

In quest’ottica, le “novità Cersaie” spesso consistono nella manutenzione delle macro-serie: l’aggiunta di 2-3 nuovi colori, un formato, una finitura, di qualche decoro (wallpaper, of course). Meno sprechi, più valore al brand.

Il crescente coinvolgimento di professionisti è centrale: chi compra superfici di fascia alta si avvale di un architetto, o di un arredatore, che studia i prodotti, si informa, li combina, progetta. La decisione sul prodotto non è più di pancia, con la signora guidata dal venditore, ma nasce da un progetto professionale.

Le macro-collezioni si prestano alla grande per animare l’esposizione con crossover misti, che combinano legno, marmo, pietra, cemento e wallpaper, con tanti prodotti must-have che tra i vari brand si assomigliano un po’ tutti.

A determinare la scelta sono i valori e i servizi del brand: essere sul tavolo giusto al momento giusto. Di qui l’evoluzione di un Cersaie sempre meno da sell-in e da vendita con sconto-fiera e sempre più occasione per iniziare rapporti, coltivare partnership facendo conoscere il brand, la sua vision, i servizi e le soluzioni estetiche e progettuali. Si semina, per raccogliere quando i progetti saranno sviluppati dall’architetto o dal costruttore.

3.2 STAND, PIÙ COMUNICAZIONE MENO BAZAR

Nell’ottica di alimentare il feeling con il brand e i suoi valori, la mise-en-place di molti stand si arricchisce di informazioni sull’azienda, sulle sue peculiarità e sulla sua vision.

Ad esempio, Gresmalt aveva al centro dello spazio Sintesi una sorta di manifesto che dichiara identità, valori e obiettivi del gruppo. Sant’Agostino esplicita la chiave di lettura dello stand, che è anche un credo e codice-guida del brand (e spiegando anche per iscritto il concept delle serie). L’insegna al neon di stampo urban sul muro del Gruppo Romani manifesta la vision aziendale sullo spaziare verso nuovi orizzonti e nuove visioni.

Alcuni spazi erano vere e proprie installazioni, quasi da fuorisalone. Gruppo Cerdisa Ricchetti ha proposto un’inedita lettura del prodotto, più alta e più concettuale, attraverso una experience di immagini, suoni, profumi (e alimenti colorati). L’idea – molto apprezzata dal nostro staff – rappresenta un sasso nello stagno del Cersaie (ma non guastava qualche metro quadro in più). Anche lo spazio Iris Ceramica Group era di fatto una installazione dai contenuti fortemente valoriali con proiezioni e stazioni digitali interattive.

In generale, il diffuso fiorire di frasi e frasette (stilose, sostanziose o banali) sul fronte degli stand testimonia il desiderio di smarcarsi dal format di bazar stipato di prodotti muti, aggiungendo un messaggio, un tema, una spiega, una call-to-action per sperimentare abbinamenti e mix.

3.3 IL VERDE IN CRESCITA (COME STYLING)

Per lo styling degli spazi, il fil-rouge 2022 è stato indiscutibilmente il verde. Dappertutto, sontuose e lussureggianti composizioni di piante, alberi e pareti verdi, tutto estremamente curato. I noleggi last minute per coprire gli angoli sfigati dello stand (di solito tristi kenzie in vasetto) sono lontani ricordi ai tempi del ruspant marketing.

Saggiamente, i budget si sono orientati sul verde “di qualità” che anima gli spazi e valorizza i prodotti, ed evita di influenzare impatto e gradimento dei prodotti.

È una logica più matura, che non deve per forza “sostenere il prodotto” apparentandolo con arredi di alto design. Di conseguenza è meno feroce la gara a chi noleggia il mobile più figo, dissanguandosi con costi vampireschi.

3.4 IL VERDE IN CALO: SOSTENIBILITÀ IN STAND BY

Se nel pre-fiera sembrava un tema centrale, la sostenibilità è invece rimasta un po’ ai margini, forse perché non differenziante. Zero gigantografie con foglie e rugiada (meno male!), solo qualche timida scritta adesiva sul virtuoso riciclo delle acque, degli scarti e dei rifiuti appiccicata ai prodotti.

Le eccezioni sono giustificate da evidenze concrete, come Panariagroup, che dedicava uno spazio (ben allestito) a Think Zero, il primo pavimento/rivestimento con CO2 interamente compensata (produzione virtuosa con fotovoltaico + acquisto dei crediti di CO2, anche per la posa grazie a una collaborazione con Mapei). Il 3 mm torna a ruggire perché si cuoce con meno gas.

Sulla cresta dell’onda (e quanto mai attuale) la rivoluzione dell’idrogeno verde intrapresa e spiegata da due top group. Facendo seguito all’annuncio del 2021, Iris Ceramica Group mette in scena nel suo spazio installazione uno storytelling di tono molto alto: “shaping the future”. Il mega schermo centrale è circondato da schermi interattivi dove è possibile interagire muovendo le mani, per scorrere immagini dinamiche, che (banalizzando) mettono in connessione il big bang alle lastre della fiammante H2 Factory.

E Atlas Concorde annuncia con un video in loop il nuovissimo stabilimento 5.0 idrogeno-ready, in uno stand tradizionale dal mood sobriamente autorevole e rassicurante. È cosa buona e giusta che gruppi importanti si assumano l’onere di portare avanti percorsi di innovazione di cui in futuro potrà beneficiare tutto il distretto (e il pianeta) dimostrando una leadership non solo di fatturato.

4. Contorni: DRESS CODE, FOOD E MOOD

4.1 CERSAIE OUTFIT: SOBRIETÀ ANESTETIZZATA

La parata degli outfit da Cersaie purtroppo non ha offerto spunti degni di nota, confermando un Cersaie 2022 maturo e professionale, anche nel look. Parole chiave: compostezza e comfort.

Le Cersaie women 2022 vestono con sobria, professionale eleganza. Privilegiati i colori scuri, i tagli morbidi, le fantasie discrete e le calzature ortopediche salva-caviglie. L’animazione è affidata a tessuti fantasia (in coordinazione visiva con i decori ceramici) ma con fogge ampie e confortevoli.

Qualche scintilla calzaturiera negli stivali da cow-boy per le amazzoni della piastrella e nelle ciabatte flat con punta conica in stile Aladino (anche per qualche maschio extreme-dandy). Eventuali sopraelevazioni con tacco e plateau 20 cm rese necessarie dalla statura compatta, erano coperte da pantaloni a zampa di dinosauro.

Le Visitatrici-clienti vestono smart casual da trekking urbano con sneaker e zainetto.

In estinzione le panterone da Cersaie con tacco stiletto 15, aderenze gyno-skinny e scollature deep-vertigo. Il forfait dei clienti russi con regolare compagna top model non ha aiutato. Smarrimento e sconcerto dei maschi-alpha in vana vedetta, con l’occhio rapace in stand by (modalità energy saving).

Il Cersaie Man professionalmillennial preferisce sobri completi scuri con camicia chiara, cravattata solo nei top manager e nei commercialisti in caccia di clienti.

I cersaiers più maturi (mezz’età avanzata ma giovanile) in spezzato con sneaker candide alternata nei più audaci a mocassino sockless (senza calzino).

Fornitori e over 50 con spezzato, giacca spiegazzata e jeans un po’ stretti causa sovrappeso.  Zainetto e sneaker multicolor per clienti in visita (giacchino firmato in vita).

Senza zaino e con giacchino stone washed (indossato) pochi sopravvissuti tecnici di laboratorio, mentre i product-manager in scouting (rigorosamente in comitiva) erano facilmente identificabili grazie al look particolarmente trendy e curato e al rapido incedere a zig-zag, senza dare nell’occhio.

4.2 FOOD EXPERIENCE. POOR, YOU CAN’T EAT

Dopo l’austerity obbligata dal Covid, diversi stand hanno proseguito sulla linea weight watcher abbandonando open bar e persino i vassoi itineranti. Alcuni si limitavano ad acqua di cortesia, come la protezione civile negli ingorghi autostradali.

Praticamente estinti i banconi open bar, resistono alcune lounge-area blindate ad accesso controllato (con pesatura del soggetto prima e dopo). Altrove uscivano con cadenza programmata vassoi pronti per essere assaltati da lavoratori e visitatori famelici. Interessanti alcuni catering creativi ecologico-salutistici, addirittura con certificazione zero-emission (sia in fiera che per eventuali party in sede) e recupero integrale di ogni scarto.

La ristorazione “a pagamento” cui hanno dovuto fare ricorso sia un buon numero di working heroes degli stand no-food sia tanti visitatori si è in generale distinta per il pricing di alta gamma (e il food da piattipronti al supermercato). Questo appesantisce le note spese (e i costi) degli exhibitors ed è poco ospitale e poco simpatico nei riguardi dei visitors. Visti i metri cubi di focaccia distribuiti, l’economia di scala poteva forse consentire un hospitality price calmierato. Ricordiamo con ammirazione l’ampia zona relax del Cevisama con gigantesche paellate di paella gratuitamente offerta a tutti e con food truck di ogni tipo e street-pricing. Sempre a tema “cortesie per gli ospiti”, il costo-giornata del megamultipiano (comodissimo) è lo stesso degli esclusivi parking a Portofino (20 € al dì) e Milano-Duomo (21 € per 7 ore).

5. Amari: LA FUGA DA CERSAIE

5.1 2022 FUGA DA BOLOGNA

Giunti a fine pasto, come amaro è inevitabile toccare un argomento spinoso, sulla bocca (e non solo) di tutti. Cominciano ad essere significative le assenze di gruppi che disertano in toto la fiera.

L’argomento ha suscitato un corale sdegno da parte di chi si è assunto l’oneroso onere di presenziare, allestire ed esporre. Riportiamo una sintesi (addolcita) in 5 punti delle considerazioni che abbiamo ascoltato:

  1. I disertori approfittano a scrocco di clienti e operatori attirati dalla fiera. Se non ci fosse la fiera non ci sarebbero i clienti, se indeboliamo la fiera la sua attrattività viene meno (per tutti)
  2. Gli scissionisti possono fare i guardoni studiando i prodotti esposti, senza mostrare i propri.
  3. Problema concreto per gli agenti plurimandati con il cuore spezzato che si dividono tra Sassuolo e Bologna (ad esempio: la mattina in fiera e il pomeriggio nel distretto), con eventuali clienti che vanno in fiera nel momento no, e che non ricevono udienza.
  4. I visitatori non ottimizzano i tempi di visita: non trovando i brand separatisti in fiera devono investire mezza giornata (contando i trasferimenti) e magari prolungare il soggiorno – si mormora che qualcuno fosse già un po’ infastidito da ciò.
  5. Oscuri presagi: c’è il rischio che dal 2023 altri brand imitino gli scissionisti, l’emorragia potrebbe progressivamente svuotare il Cersaie minando assieme alla fiera la centralità del distretto, con un danno per tutto il comparto (e questo è Voldemort, il male assoluto).

5.2 THINK PROPOSITIVE

Qualche pensiero in libertà, fatto o raccolto, per invertire la tendenza fermando l’emorragia.

  • La proposta della fiera biennale è sempre stata considerata l’anticristo perché c’è il problema dell’anno no, dove qualsiasi fiera prenderebbe piede facendoci le scarpe, e comunque faremmo un fuorisalone lo stesso.
  • Sarebbe importante calmierare i costi della partecipazione, anche con interventi decisi a 360°, magari fissando un tetto di spesa, imponendo l’utilizzo di uno stand per due o tre anni (tipo i motori di Formula 1), frenando (in par-condicio) la bulimia di mq di area espositiva e comunque agendo in tutte le direzioni a partire da ristorazione & sosta.
  • Più qualità meno quantità. In una fiera sempre meno bazar non è indispensabile neanche per i “grandi” avere uno spazio muscolare, immenso e costoso. Abbiamo visto esempi di spazi contenuti (ma curati) con una presenza “presente” e utile/significativa che consolida il posizionamento di brand e prodotti, salvando capra e cavoli (e budget).
  • Tempi supplementari. L’attrattività della fiera potrebbe essere incrementata istituzionalizzando la fase extra time di intrattenimento in fiera. Gli episodi che oggi sono estemporanei o semiclandestini – ma che sembra piacciano – potrebbero essere regolarizzati autorizzando in coda alla giornata una sorta di happy hour diffusa. In tal modo si trattengono di più le persone in fiera, che aumenta la propria attrattività, e anche le aziende che non hanno voglia, spazio e mezzi per le oktoberfest casalinghe possono beneficiare di una fase di intrattenimento socializzante. Ovviamente il rapporto costi-benefici dell’extra time resta tutto da valutare, ma se si organizzano tanti eventi sembra che il pubblico non disdegni.

Grazie per essere arrivato fino a qui!

Ci sono tante altre riflessioni, spunti e idee da condividere. Se vuoi scambiare due chiacchiere come approfondimento e confronto, puoi contattarci. Per noi sarà un piacere!

Nuovo website, nuovi servizi

VAI ALLA HOME

Guarda i nostri progetti